Valutazione semplificata nei piccoli comuni. Il giudizio sull’efficienza degli uffici e dei servizi, reso obbligatorio dalla legge Brunetta, potrà essere affidato anche a un organo monocratico interno o a un soggetto esterno all’ente. Lo prevede la proposta di legge sui piccoli comuni approvata all’unanimità dalla camera (si veda ItaliaOggi di ieri). Il provvedimento, che passerà ora all’esame del senato, prevede anche una lunga lista di semplificazioni in materia di lavori pubblici. Gli enti con meno di 5 mila abitanti non dovranno necessariamente individuare un ordine di priorità negli interventi da inserire nel programma triennale che per altro non dovrà più essere trasmesso all’Osservatorio sui lavori pubblici. Meno oneri anche nella compilazione dell’elenco annuale. Niente studio di fattibilità per le opere di importo inferiore a un milione di euro così come non servirà una progettazione preliminare per quelle di importo superiore. L’elenco annuale, inoltre, non dovrà più essere approvato assieme al bilancio di previsione. Ma i benefici di una disciplina ad hoc per i mini-enti non saranno solo a vantaggio degli uffici comunali. Se e quando la proposta di legge Realacci-Lupi sarà approvata (le cautele sono d’obbligo visto i due precedenti fallimenti) i cittadini dei piccoli comuni potranno pagare imposte, tasse e tributi, così come le bollette di acqua, luce e gas utilizzando la rete telematica dei concessionari del ministero dell’economia e delle finanze. E se il comune non è più servito dalle Poste, potranno pagare i bollettini di conto corrente e i vaglia presso gli esercizi commerciali convenzionati. La bolletta dell’acqua sarà più leggera per chi vive nei centri in cui scarseggiano le risorse idriche. E per favorire il riequilibrio anagrafico dei piccoli comuni sarà possibile registrare nei mini-enti le nascite avvenute altrove. «Le semplificazioni dovranno affiancarsi alla normativa a sostegno delle gestione associate», osserva Mauro Guerra, vicepresidente Anci e coordinatore della consulta dei piccoli comuni. «Da anni l’Anci indica la strada della gestione associata delle funzioni attraverso le Unioni, unita ad una normativa differenziata e semplificata, come la vera strategia da perseguire per dare un futuro ai piccoli comuni». Al lungo elenco di semplificazioni si aggiungono anche i finanziamenti. Che a dir la verità non saranno molti. In ballo ci sono per il momento 40 milioni di euro per il 2012 che se dovessero essere suddivisi tra la platea dei circa 5.692 piccoli comuni garantirebbero circa 7 mila euro cadauno. Ma grazie a un emendamento fatto approvare dal relatore Massimo Vannucci (Pd) questi fondi, che dovranno servire a finanziare la tutela del-l’ambiente e dei beni culturali, la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e delle scuole, l’insediamento di nuove attività produttive e la realizzazione di investimenti, saranno attribuiti prioritariamente agli enti che presentano una o più delle condizioni di disagio espressamente indicate nella proposta di legge (dissesto idrogeologico, arretratezza economica, progressivo spopolamento, anzianità della popolazione, scarsità dei flussi turistici, inadeguatezza dei servizi sociali, difficoltà di comunicazione, lontananza dai grandi centri urbani, vastità territoriale). L’elenco dei comuni beneficiari dei fondi e dei progetti finanziabili sarà individuato dal Mef con decreto. Al fondo di 40 milioni se ne aggiungeranno altri 4 all’anno per il 2012 e il 2013 che serviranno a garantire il gettito che in un primo momento si pensava di ricavare dall’istituzione di una lotteria istantanea (chiamata appunto «Piccoli comuni») ad hoc. Questi fondi serviranno invece a finanziare interventi tesi a favorire il ripopolamento dei piccoli centri. Quali? Il provvedimento fa esplicito riferimento alla possibilità di disporre sconti sui tributi legati all’acquisto della prima casa o sul possesso immobiliare (Ici e Irpef fondiaria). Ma sono previsti anche incentivi per chi decida di recuperare abitazioni in degrado o abbandonate e si impegni ad utilizzarle per almeno un decennio. E anche agevolazioni per eventi artistici, culturali e di spettacolo promossi o patrocinati dai piccoli comuni. Anche in questo caso la graduatoria degli interventi da finanziare sarà decisa con decreto del Mef. Resta un solo dubbio: con 4 milioni di euro da ripartire tra 5.692 comuni la quota pro capite sarà di 700 euro a ente. Un po’ troppo poco per pensare a un reale riscatto dei mini-enti. Altri 10 milioni di euro all’anno per il triennio 2011-2013 potranno infine arrivare per gli enti impegnati a fronteggiare l’emergenza immigrazione con particolare riguardo all’assistenza dei minori non accompagnati. Il governo si è impegnato in questo senso dando parere favorevole a un ordine del giorno del deputato dell’Italia dei valori Fabio Evangelisti.
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