Più tempo per le gestioni associate obbligatorie e per le dismissioni delle partecipazioni dei piccoli comuni. Nessun rinvio, invece, per i tagli alle poltrone di giunte e consigli.
Il disegno di legge di conversione del decreto milleproroghe (su cui ieri la camera dei deputati ha votato la fiducia con 469 sì e 74 no) oltre a sancire il differimento al 30 giugno del termine per l’approvazione dei bilanci di previsione, ricalibra la tempistica di attuazione delle controverse disposizioni che impongono ai municipi minori un complessivo riassetto organizzativo. L’auspicio degli interessati, ovviamente, è che questo lasso di tempo serva a modificare nel profondo tale disciplina, per molti versi discutibile, definendo una riforma più organica e condivisa attraverso la approvazione del c.d. codice delle autonomie.
Il testo del decreto legge n.216/2011, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si era limitato a prorogare di 12 mesi i termini (previsti dall’art. 14, comma 31, lett. a) e b), del dl 78/2010, come modificato dalla manovra di Ferragosto) entro cui i comuni fra 1.000 e 5 mila abitanti dovranno dare a vita ad unioni o convenzioni per esercitare in forma associata le funzioni fondamentali. Gli emendamenti approvati in commissione, invece, recuperando la più ampia previsione che si era affacciata nelle prime bozze del provvedimento, intervengono anche sull’art. 16 del dl 138/2011, che, come noto, ha imposto obblighi ancora più stringenti ai comuni fino a 1.000 abitanti, imponendo loro di aggregarsi per gestire la totalità delle funzioni e dei servizi.
Per effetto di tale novella, contenuta nei commi 11 e 11-bis dell’art. 29, quasi tutti termini previgenti vengono slittati in avanti di nove mesi (si veda, per maggiori dettagli, la tabella in pagina).
Pertanto, i piccolissimi comuni avranno tempo fino al prossimo 17 dicembre per trasmettere le proprie proposte di aggregazione alle regioni, che a loro volta recuperano il potere (da esercitare entro il 17 agosto 2012) di ridefinire soglie demografiche minime diverse da quelle previste dal legislatore statale (5 mila abitanti, che scendono a 3 mila per i comuni montani). Rinviata al 13 maggio 2013 (prima era fissata al 13 agosto 2012) la data che farà scattare, con il primo rinnovo amministrativo di uno dei comuni coinvolti, la decadenza delle giunte in carica e l’operatività dei nuovi organi delle unioni, che saranno soggette al Patto a partire dal 30 settembre 2014 (ma, di fatto, dal 2015, essendo difficile ipotizzare un assoggettamento in corso di esercizio). Tutto ciò non riguarderà i soli comuni che riusciranno a beneficiare della deroga concessa (anche in tal caso, con tempi più distesi) dal ministero dell’interno alle convenzioni di «qualità certificata».
Per i comuni fra 1.000 e 5 mila abitanti, invece, il primo appuntamento da segnare in calendario è il 30 settembre 2012: entro tale data, essi dovranno gestire almeno due delle sei funzioni fondamentali in forma associata, dando vita ad aggregazioni di almeno 10 mila abitanti (salva, anche in tal caso, una diversa soglia stabilita a livello regionale). Entro l’anno successivo, poi, l’obbligo si estenderà anche alle altre quattro funzioni. Nessuna proroga in tal caso, invece, per l’estensione del Patto, che per suddetti i comuni scatterà il primo gennaio del prossimo anno.
Fra i termini non prorogati, spicca anche quello previsto dall’art. 16, comma 17, del dl 138/2011, che prevede la riduzione del numero di assessori e consiglieri nei comuni fino a 10 mila abitanti: la mannaia, quindi calerà già dai prossimi rinnovi amministrativi.
Incerta, invece, la decorrenza dei divieto (previsto dal medesimo art. 16, al comma 18) di erogare i gettoni di presenza ai consiglieri dei comuni fino a 1.000 abitanti: tale disposizione, infatti, non è stata espressamente modificata, ma il relativo timing è regolato mediante rinvio al precedente comma 9, che invece è oggetto di una proroga espressa. Secondo l’Anci, il relativo termine (fissato al 13 agosto 2012) è da considerarsi invariato, ma sul punto sarebbe opportuno un chiarimento.
Qualche dubbio anche sulla tempistica dell’obbligo di dismettere le partecipazioni vietate ai comuni fino a 50 mila abitanti. Il milleproroghe sembra differire (dal 31 dicembre 2012 al 30 settembre 2013) solo il termine riguardante i comuni fino a 30 mila abitanti, mentre per quelli fra 30 mila e 50 mila abitanti la dead line, come chiarito dalla Corte dei conti Lombardia (pareri n. 602-603/2011) rimane fissata al 31 dicembre 2013.
Da segnalare, infine, la conferma della proroga al 31 dicembre 2012 della soppressione delle Ato per acqua e rifiuti.
Il voto finale sul provvedimento è previsto per martedì prossimo, poi il decreto passerà all’esame del senato.
Mini-enti, proroga (quasi) a 360°
L’art. 16 slitta di nove mesi. Ma non i tagli alle poltrone
Italia Oggi
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