È stato presentato il 9 giugno 2011, a Roma, il IV Rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi INPS, curato dai redattori del Centro Studi e Ricerche Idos-Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, in collaborazione con l’Istituto
Da una recente indagine, condotta a Roma, risulta che 9 lavoratori immigrati su 10 non solo conoscono l’INPS e i diritti previdenziali, ma sono anche mediamente soddisfatti per l’assistenza ricevuta dall’Istituto, seppure sottolineino la necessità di superare alcuni nodi problematici dovuti alle barriere linguistiche.
I risultati dell’indagine – come si legge in una nota del Dossier Immigrazione della Caritas – completano il quadro descritto dai dati degli archivi previdenziali, in larga misura inediti, che consentono di inquadrare in modo organico l’inserimento occupazionale degli immigrati, sia per il lavoro dipendente che per quello autonomo, per aree territoriali e settori lavorativi.
L’approfondimento dedicato al settore familiare mostra come il supporto dei lavoratori immigrati, soprattutto donne (circa mezzo milione quelli assicurati all’Istituto, ma molto di più quelli effettivi) consenta alla rete pubblica, in un Paese con almeno 2,6 milioni di persone non autosufficienti e una popolazione composta per oltre un quinto da ultrasessantacinquenni, un risparmio quantificato per il 2007 dal Ministero del Lavoro in 6 miliardi di euro.
Anche in agricoltura la presenza immigrata, che incide per oltre un quinto sul totale degli addetti, è sempre più rilevante sia tra gli stagionali che tra gli operai a tempo indeterminato, specialmente nei comparti dell’allevamento, della floricultura e delle serre; in prospettiva, questo apporto dei migranti andrà valorizzato anche per favorire il ricambio generazionale dei coltivatori diretti, tra i quali più di un decimo ha superato i 65 anni.
Funzionali a sostenere l’andamento del mercato, ma molto esposti alle sue variazioni, i lavoratori immigrati non sono stati risparmiati dalla recente crisi, specialmente se addetti al settore industriale, e hanno pagato il prezzo di una ulteriore canalizzazione verso le mansioni di più basso profilo, con effetti anche sul livello reddituale, che per diverse categorie già risultava inferiore alla soglia di povertà.
Pur essendo vero che l’Italia spende più della media europea per le prestazioni di vecchiaia, cui dedica oltre la metà delle risorse per la protezione sociale, ciò non avviene certamente per gli immigrati: al loro ingente versamento di contributi previdenziali (circa 7,5 miliardi di euro nel 2008) corrisponde una scarsa rappresentazione nel gruppo dei beneficiari di prestazioni pensionistiche: all’inizio del 2010 sono stimabili in appena 110 mila i pensionati stranieri e quelli entrati in età pensionabile nel corso dell’anno incidono appena per il 2,2% sul totale dei residenti nella stessa condizione. Considerata l’età media nettamente più bassa di quella degli italiani (31,1 anni contro 43,5), questo andamento è destinato a durare per diversi anni, con innegabili benefici per l’intero sistema previdenziale.
La regolarità del lavoro come fattore di integrazione: lo slogan coniato dall’INPS sottolinea quanto la tutela previdenziale e la copertura assicurativa siano parte integrante della politica migratoria, in quanto necessari ad accompagnare e sostenere i percorsi di inclusione.
Il Rapporto integrale è consultabile sul sito www.inps.it, mentre la scheda riassuntiva può essere scaricata al link www.emnitaly.it/inps.htm.
Per informazioni: Centro Studi e Ricerche Idos-Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes – idos@dossierimmigrazione.it – Tel. 06.66514345 int. 1 o 2
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