Nella manovra anche un’attenzione specifica per liberalizzare il settore del commercio e, allo stesso tempo, per rilanciare l’attività commerciale nei Comuni di interesse turistico e nelle città che vivono d’arte. In via sperimentale – dice il testo varato ieri dal Consiglio dei ministri – gli esercizi commerciali di questi centri abitati non saranno più tenuti a rispettare gli orari di apertura e chiusura, la chiusura domenicale e festiva e la mezza giornata di chiusura infrasettimanale. Non è la prima volta che si attuano interventi a favore della liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali di città d’arte e Comuni turistici. Ad esempio, i negozi sono rimasti aperti in molte città – pur con roventi polemiche fra sindacati, negozianti, associazioni di categoria e politici – il 1° maggio, giornata dedicata alla festa del lavoro. In quell’occasione ci fu l’intervento del ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, per sottolineare le linee guida del Governo confermate anche dalla manovra appena varata. Il ministro disse sì all’apertura del 1° maggio, convinta che «liberalizzare l’apertura dei negozi nei giorni festivi possa dare alla nostra economia la frustata di cui ha bisogno». Su quel 1° maggio con molti negozi aperti Francesco Rivolta, direttore generale di Confcommercio, disse che «serve buonsenso, non ideologia, perché i nuovi stili di vita, gli appuntamenti straordinari determinano molte presenze turistiche nelle città d’arte». Diplomatica, allora, la Confesercenti, con il vicedirettore Mauro Bussoni: «Siamo tendenzialmente contrari ad aprire nei giorni festivi. Ma in ultima istanza devono essere i territori a decidere»
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