I lavori di costruzione e manutenzione delle strade hanno raggiunto, in Italia, il minimo storico degli ultimi 20 anni. A fronte dei 40 milioni di tonnellate di asfalto necessario a tenere in sicurezza le strade italiane, quest’anno la produzione si fermerà a quota 27 milioni. Lo denuncia un rapporto inedito, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, elaborato dal Siteb, l’associazione che rappresenta l’intera filiera dei lavori stradali (associazione italiana bitume e asfalto stradale). La prima causa della crisi è il crollo dei lavori pubblici: secondo il rapporto, 150 dei 650 impianti di produzione di asfalto sono attualmente fermi per mancanza di lavoro e 15mila addetti del settore sono fuori dal ciclo produttivo o in cassa integrazione. Su questa già difficile situazione stanno, inoltre, incidendo pesantemente i ritardi nei pagamenti da parte delle Pubbliche amministrazioni – Comuni, Province, Regioni, Anas – che in alcune aree del Paese superano oltre un anno di attesa. La crisi dell’asfalto. Il settore vive oggi la fase più buia della crisi iniziata nel 2004. Numerose aziende del comparto sono vicine alla chiusura per l’effetto congiunto dell’assenza di lavori pubblici e del ritardo con cui vengono pagate dalle Pubbliche amministrazioni. Secondo i dati dell’associazione, la produzione di conglomerato bituminoso è passata in pochi anni dai 4445 milioni di tonnellate che ogni anno il Paese utilizzava per tenere in sicurezza la pavimentazione stradale, ai 29 milioni registrati nel 2010, che si avviano a scendere ulteriormente sotto quota 27 milioni nel 2011. Attestarsi per due anni di seguito su questi livelli di produzione di asfalto, oltre a mettere in crisi un settore che dà lavoro a 50mila addetti diretti (e ha un indotto di 500mila lavoratori), significa non riuscire a manutenere correttamente tutte le strade che ne avrebbero bisogno con evidenti ricadute in termini di sicurezza per l’incolumità degli automobilisti che le percorrono. Il crollo dei lavori interessa la costruzione di nuove opere, ridotte ormai ai minimi termini, e la manutenzione dell’ampia rete viaria nazionale esistente, ad eccezione di quella autostradale (6mila chilometri): in tutto circa 460mila chilometri. Sul fronte della produzione d’asfalto, dei 650 impianti attivi sul territorio nazionale, 150 sono oggi fermi per mancanza di lavoro, altri sono in gravi difficoltà per i crescenti costi energetici e soprattutto per l’aumento del costo delle materie prime (bitume). La crisi apre scenari preoccupanti anche sul fronte occupazionale per il settore che impiega oltre 50mila addetti alle prese quotidianamente sulle strade con bitumi e asfalti. Di questi, 15mila sono già oggi fuori dalla produzione, in mobilità o cassa integrazione, ma l’emorragia di occupati potrebbe continuare. «Assistiamo – spiega il presidente del Siteb, Carlo Giavarini – al paradosso di aziende con bilanci in attivo che rischiano il fallimento per mancanza di liquidità. Le Pa che normalmente pagavano i lavori di asfaltatura a 90 giorni dal termine dei lavori, oggi ritardano il pagamento mediamente di 4 mesi (120 giorni) con punte che superano i 365 giorni. A essere più colpite sono le imprese del Mezzogiorno che mediamente aspettano 26 giorni in più (quasi 5 mesi nel complesso) rispetto a quelle del Nord Italia». Le imprese ora si aspettano un forte segnale di discontinuità dal nuovo Governo, dopo che il neo ministro allo Sviluppo, Corrado Passera, ha annunciato nei giorni scorsi l’avvio di un ambizioso piano di ammodernamento infrastrutturale. Testimonianze. Graziano Corrà è l’amministratore delegato di Sintexcal, gruppo di Ferrara attivo nella produzione e posa di conglomerati bituminosi (140 dipendenti, 60 milioni di fatturato, 14 impianti produttivi): «Stiamo vivendo – racconta Corrà – una crisi senza precedenti. La nostra società è presente in tutto il CentroNord e patisce ritardi nei pagamenti tra i 240 e i 260 giorni, con punte fino a due anni. La mancanza di liquidità che affligge le nostre imprese è drammatica. Forse pochi lo sanno, ma nel settore della manutenzione stradale falliscono 12 imprese al giorno. Tutte le regioni sono in sofferenza. Per quanto ci riguarda possiamo segnalare situazioni di particolare difficoltà in Piemonte e nel Lazio. Inoltre – conclude Corrà – nei nuovi bandi pubblici è già scritto che il pagamento avverrà nel 20132014».
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