L’emergenza immigrazione e soprattutto la tragedia di Lampedusa di ieri hanno di fatto riscritto l’agenda del Governo. La manovra correttiva da 1,6 miliardi di euro per rientrare sotto il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil potrebbe essere approvata dal Consiglio dei ministri di mercoledì prossimo, quando il Governo farà il primo giro di tavolo sulla legge di stabilità per il 2014. Con l’obiettivo di chiudere e definire la ex Finanziaria entro il 15 ottobre, termine entro cui il disegno di legge e i decreti collegati dovranno essere presentati alle Camere e per la prima volta contemporaneamente a Bruxelles.
Salvo ripensamenti della notte il Consiglio dei ministri di oggi, convocato a Palazzo Chigi a metà giornata nonostante l’assenza del premier Enrico Letta, si occuperà di leggi regionali e potrebbe licenziare anche il decreto legge sul rifinanziamento delle missioni internazionali di pace. Un provvedimento d’urgenza, già definito nei dettagli, che stanzia oltre 265 milioni di euro per la prosecuzione delle 25 missioni dei contingenti italiani (dall’Afghanistan a Gibuti) e per il sostegno agli interventi di cooperazione internazionale.
Per la manovra correttiva del deficit, comunque, è tutto pronto e resta la priorità dei prossimi giorni, anche alla luce della previsione dell’agenzia di rating Moody’s secondo cui l’instabilità politica può far perdere all’Italia l’obiettivo di portare «il suo deficit di bilancio entro il limite del 3% del Pil nel 2013» (si veda il servizio nella pagina a fianco). A via Venti Settembre, comunque, sono tranquilli, e ora lavorano alla ricalibratura del decreto che era stato messo a punto venerdì scorso per evitare l’aumento dell’Iva ed è stato poi travolto dai venti di crisi. L’obiettivo resta quello di rientrare dello 0,1% e dunque di recuperare entro la fine del 2013 non meno di 1,6 miliardi di euro. La strada è già tracciata e passa per l’accantonamento di spese delle amministrazioni per 415 milioni euro e per la vendita di una quota del patrimonio immobiliare. Dallo schema iniziale dovrebbero tornare nei cassetti dei tecnici sia il nuovo aumento degli acconti Ires e Irap di fine novembre delle società sia l’aumento delle accise sulla benzina. Due misure messe a punto, salvo ripensamenti dell’ultima ora, solo per stoppare l’aumento dell’Iva ormai scattato.
Oltre ai tagli di spesa semilineari e che comunque non colpiranno istruzione, università, ricerca e la realizzazione delle opere per l’Expo 2015 di Milano, l’altra via di finanziamento della manovrina di rientro passa per la vendita di una quota del patrimonio immobiliare, più volte annunciata dallo stesso ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Lo schema di decreto già pronto, pur non prevedendo norme specifiche per la vendita, introduce norme di semplificazione e snellimento per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico così come del procedimento di alienazione di beni.
Mercoledì prossimo sarà l’occasione anche per definire le priorità di intervento da qui alla fine dell’anno alla luce del superamento della crisi politica e dell’aumento dell’Iva ormai operativo dal 1° ottobre scorso. Come ha sottolineato ieri alla Camera il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, entro la fine dell’anno occorre trovare risorse per 5 miliardi di euro e tra le misure da varare bisognerà fare delle “scelte”. Il conto è presto fatto. Vanno recuperati i 2,4 miliardi necessari per evitare la seconda rata dell’Imu in scadenza a metà dicembre e che con tutta probabilità troverà soluzione solo dopo il varo del disegno di legge di stabilità.
sono poi non meno di 800 milioni di spese inderogabili. Oltre agli 1,6 miliardi per la manovrina e ai 265 milioni già citati per le missioni di pace, il Governo punta a rifinanziare per non meno di 330 milioni la Cassa integrazione in deroga, così come la social card con un ulteriore “cip” di 35 milioni di euro. Sul tavolo ci sono anche già 190 milioni per l’istituzione di un apposito fondo per l’emergenza immigrazione cui se ne aggiungono altri 20 per l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. Il conto si allunga con i 120 milioni cui l’Esecutivo vuole integrare la dotazione del fondo di solidarietà comunale 2013 per assicurare comunque ai Comuni il gettito Imu. Tutti capitoli comunque già definiti dal ministro Saccomanni con l’ex decreto Iva e che da mercoledì potranno trovare posto, con tutta probabilità, nel nuovo decreto sulla “manovrina”.
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