Manovra in arrivo: possibili tagli aggiuntivi per i conti di Città metropolitane e Province

Il Governo: “Nel 2017 indispensabile mettere a regime la situazione degli enti di area vasta lavorando sugli strumenti finanziari necessari per garantire i servizi a cui sono deputate”

23 Settembre 2016
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L’autunno è iniziato e i rintocchi dell’orologio scandiscono serrati i momenti che precedono la ufficializzazione della Manovra 2017: all’interno del multiforme cantiere delle disposizioni in essa contenute (norme e provvedimenti che determineranno quali spese potranno essere affrontate dallo Stato il prossimo anno) rimane al momento celata una cifra che rischia di creare più di un problema: si tratta dei 900 milioni di tagli aggiuntivi già messi in calendario per i conti 2017 delle Città metropolitane e delle Province, che tuttavia già oggi hanno bilanci in forte difficoltà.

La problematica, prodotta dalla progressione dei tagli da 900 milioni all’anno stabilita da una precedente Manovra, si è palesata ieri in commissione bicamerale sul federalismo fiscale, dove il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa ha affermato che “nel 2017 sarà indispensabile mettere a regime” la situazione degli enti di area vasta “lavorando sugli strumenti finanziari necessari per garantire i servizi a cui sono deputate”.

L’obiettivo è chiaro, ma la sua concretizzazione sul piano delle cifre non è semplice, soprattutto in un quadro generale di finanza pubblica compresso fra una crescita più lenta del previsto e l’obiettivo cogente e perentorio di riduzione del deficit. Le cifre di partenza sono quelle fornite dal Governo nella conferenza Stato-Città di giugno: secondo queste ultime già quest’anno alle Province mancano 123 milioni di euro per finanziare tutte le spese “incomprimibili”  mentre le Città metropolitane sono state “puntellate” azzerando i tagli aggiuntivi.

A livello complessivo la Manovra, al momento in fase di definizione, vede tra i tagli collocarsi 1,5 miliardi dalla sanità, 1 miliardo dalle Regioni, 0,5 miliardi dal riordino partecipate ed un altro mezzo miliardo dai cambiamenti in materia di centrali d’acquisto.

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