Le conseguenze della manovra finanziaria 2011 sulle autonomie locali e regionali, il tema al centro del dibattito dell’Ufficio di Presidenza dell’Aiccre che si è riunito il 30 agosto scorso, presso la sede nazionale dell’Associazione, a Roma. “Un discorso che va compreso nel quadro più ampio di riforme strutturali che portino anche nel nostro Paese ad un federalismo autentico, solidale e cooperativo, come nella tradizione della nostra Associazione, l’unica che rappresenta comuni, province e regioni, in una prospettiva europea” hanno dichiarato i dirigenti dell’Associazione, che hanno aggiunto “Occorre innanzitutto operare un decentramento amministrativo che permetta agli enti locali una gestione più efficace ed efficiente del territorio ed una maggiore capacità di intervento verso i bisogni dei cittadini ed operare un rafforzamento dell’autonomia fiscale e finanziaria degli enti locali”. La questione dell’autonomia finanziaria impositiva è infatti legata agli aspetti istituzionali: un rinnovato Senato che sia espressione delle autonomie e delle Regioni è alla base di un autentico federalismo. All’interno delle Regioni deve essere istituito il Consiglio delle Autonomie locali, in modo tale che non si passi dal centralismo dello Stato a quello regionale. L’Ufficio di presidenza dell’Aiccre ha anche espresso sostegno alla proposta dell’ANCI sui piccoli Comuni verso una nuova ipotesi che lasci più autonomia ai Comuni, fermo restando l’effetto di riduzione dei costi della politica e la forte spinta a far aggregare i Comuni, ed ha inoltre espresso la propria contrarietà rispetto ai tagli e all’immutabilità del Patto di stabilità nonchè all’art. 16 sui piccoli Comuni. Secondo i dirigenti dell’Aiccre occorre poi analizzare con serenità il ruolo delle province, “intorno al quale si è scatenato un dibattito a volte foriero di demagogia e di commenti superficiali”. L’AICCRE guarda anche all’Europa e a partire da essa per portare a termine riforme che siano rispettose delle singole identità territoriali per un’ integrazione vera con l’Europa.
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Il dibattito intorno alla manovra finanziaria ed ai tagli agli enti locali potrebbe essere perfino un fatto positivo se esso si estende alle riforme istituzionali. Non si tratta di salvaguardare questo o quell’altro livello di ente locale, ma di organizzare il discorso in un quadro più ampio di Riforme strutturali che preveda finalmente anche nel nostro Paese un federalismo autentico, solidale e cooperativo, come è nella tradizione della nostra Associazione, l’unica che rappresenta comuni, province e regioni, in una prospettiva europea. Ci sentiamo innanzitutto di esprimere solidarietà ai comuni, soprattutto a quelli più piccoli, alle province ed alle regioni che hanno reagito con maturità e senso di responsabilità, con argomentazioni convincenti e propositive. Siamo attenti al fatto che il Governo non si sia arroccato sulle proprie decisioni, ma che abbia prestato orecchio alle voci di tutte le associazioni rappresentanti degli enti locali e regionali e le abbiano in parte recepite. E’ tempo comunque di mettere mano allo stato centralista e di operare un decentramento amministrativo ed un snellimento burocratico che permetta a tutti i livelli di autonomie locali un rapporto ed una gestione più efficace e trasparente del proprio territorio ed una maggiore capacità di intervento verso i bisogni dei propri diretti interlocutori: i cittadini. Occorre rafforzare l’autonomia fiscale e finanziaria degli enti locali, così come recita la Carta europea dell’autonomia locale (peraltro sottoscritta dall’Italia) in linea con il rafforzamento dell’autonomia locale: la compartecipazione all’IRPEF invece che all’IVA potrà essere una soluzione risolutiva. La questione dell’autonomia finanziaria impositiva è legata agli aspetti istituzionali: infatti l’autentico federalismo si avrà soltanto con un rinnovato Senato che sia espressione delle autonomie e delle Regioni. All’interno delle Regioni deve essere istituito il Consiglio delle Autonomie locali, in modo da non sostituire al centralismo dello stato quello regionale. In quest’ottica, condividiamo e sosteniamo, quindi, la proposta dell’ANCI sui piccoli Comuni verso una nuova ipotesi che lasci più autonomia ai Comuni, fermo restando l’effetto di riduzione dei costi della politica e la forte spinta a far aggregare i Comuni, ed anche l’AICCRE è contraria ai tagli e all’immutabilità del Patto di stabilità e contraria all’art. 16 sui piccoli Comuni. Così come bisogna analizzare con serenità il ruolo delle province, intorno al quale si è scatenato un dibattito a volte foriero di demagogia e di commenti superficiali. Anche l’UPI ne ha difeso il ruolo con numeri e documenti alla mano, esternando in più occasioni l’intenzione di non tirarsi indietro rispetto ad una riforma ormai ineludibile. L’AICCRE ritiene, però, essenziale conservare il ruolo e la funzione di governo di area vasta benché all’interno di un più complessivo progetto di riforma istituzionale. Anche per l’AICCRE non è pensabile continuare a mantenere 110 uffici Inps, 110 uffici Inail, 110 uffici Inpdap e altrettanti sedi dell’amministrazione pubblica: tesoro, entrate, prefetture, questure, lavoro, soprintendenze in tutte le Province. Vanno eliminati gli enti intermedi non legittimati democraticamente tra Comune e Regione, come i Consorzi, gli Enti strumentali, le Agenzie, che costano di soli consigli di amministrazione 2,5 miliardi di euro.
L’AICCRE guarda anche all’Europa e partire da essa per portare a termine riforme che siano rispettose delle singole identità territoriali per un’ integrazione vera con l’Europa. Il federalismo fiscale è parte dell’attuazione del federalismo “istituzionale” il quale dovrebbe precederlo, dovendo definire la struttura istituzionale dello Stato, funzionalità, competenze e quindi necessariamente “risorse economiche e finanziarie “adeguate e corrispondenti ai compiti assegnati alle diverse aree in applicazione del principio di sussidiarietà in senso interdipendente, cioè di tipo federale. L’attuazione del federalismo fiscale, apparso formalmente nella Costituzione con il nuovo Titolo V (articolo 119), richiede una nuova definizione dell’intera architettura istituzionale (quella riferita al sistema dei poteri locali e regionali e quella dello Stato nazionale, con particolare riferimento al Senato federale) e di forme di controllo interne ai diversi soggetti istituzionali, atte a garantire la legittimità formale e la correttezza amministrativa degli atti di rispettiva competenza.
Le proposte dell’AICCRE, lo ribadiamo, vanno nella direzione del federalismo, nel convincimento che esso si impone nelle relazioni tra diversi soggetti istituzionali che insieme vogliano cooperare, tanto più quanto maggiore è il numero dei soggetti interessati. Il metodo federale abbisogna di una complessiva architettura istituzionale, chiara nella definizione delle competenze, delle funzioni e delle attribuzioni gestionali di ciascun soggetto di base (i Comuni) e delle loro unioni o associazioni, e dei soggetti istituzionali riferiti ad ambiti territoriali più vasti (le Province, le Regioni, lo Stato nazionale e l’ Unione europea).
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