Manovra 2025: verso taglio IRPEF per i redditi fino a 60mila euro

Legge di Bilancio. Oltre alla conferma della riduzione del cuneo fiscale e delle tre aliquote avanza l’idea di una nuova sforbiciata dal 35 al 33% sulle persone fisiche. Coinvolti circa 8 milioni di cittadini

Sole 24 Ore
29 Agosto 2024
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di MARCO MOBILI (dal Sole 24 Ore)

Prorogare o rendere strutturale il taglio al cuneo e l’IRPEF a tre aliquote. È questa la sfida del Governo per la prossima Legge di Bilancio. Una scommessa importante, che si accompagna a un grande sogno: ovvero, fare quel salto di qualità promesso a più riprese dall’esecutivo e dalla sua maggioranza per dare un’ulteriore sforbiciata all’IRPEF, specie per quanti hanno un reddito oltre 35mila euro – i quali non hanno avuto (e, presumibilmente, non avranno) alcun beneficio dalla riduzione del cuneo. Per loro, l’alleggerimento del carico fiscale è arrivato solo dai risparmi legati all’IRPEF, massimo 260 euro in meno, grazie all’applicazione delle tre aliquote, ma esclusivamente per i redditi fino a 50mila euro (oltre questa soglia, è stata introdotta una franchigia sulle spese detraibili, con esclusione di quelle sanitarie, che riduce, appunto, di 260 euro, i bonus eventualmente spettanti, in modo da azzerare il risparmio IRPEF).

È un obiettivo che il Ministero dell’Economia sta valutando con particolare attenzione e che potrebbe puntare sia alla riduzione dal 35 al 33% dell’aliquota IRPEF intermedia, sia all’innalzamento a 60mila euro del limite del secondo scaglione, oltre il quale scatta l’aliquota del 43%, limite oggi fissato a 50mila euro.
La combinazione tra aliquota più bassa e scaglione più ampio potrebbe certamente premiare circa 8 milioni del cosiddetto ceto medio che, stando alle ultime statistiche fiscali, nel range che va da 28mila a 60mila euro di reddito, rappresenta il 25% dei contribuenti che oggi pagano l’Irpef. Peraltro, per almeno 800mila di questi soggetti Irpef che stando alle ultime dichiarazioni sono tra i 50mila e i 60mila euro il taglio dell’aliquota sarebbe di dieci punti (dal 43% al 33% ipotizzato). Operazione allettante, ma trasformare lo slogan politico in realtà non sarà così facile da realizzare, visto che il doppio intervento potrebbe costare al fisco circa 4 miliardi di euro aggiuntivi all’anno.

Il nodo risorse, quindi, è il grande ostacolo da superare anche se solo si volesse puntare a rendere permanenti e non provvisorie le misure su cuneo e “primo modulo” IRPEF. Scenario, ovviamente, ancor più delicato se verrà scelta la via di avviare il “secondo modulo” IRPEF. Anche tenendo conto delle nuove regole europee sui conti pubblici e sulla spesa che, oltre a non consentire più fughe in avanti verso nuovo deficit, una volta pienamente in vigore non consentiranno ai governi di poter tagliare le tasse con eventuali extragettiti tributari.
Come ad esempio quello che si starebbe prefigurando con le entrate 2024. Tra pochi giorni arriveranno i nuovi dati di luglio e potrebbero confermare o migliorare ancora il buon andamento del primo semestre che ha già fatto registrare un maggiore incasso di 13 miliardi (con l’avvertenza che le entrate tributarie vanno preferibilmente confrontate con le previsioni assestate piuttosto che con gli incassi dell’anno precedente). A questi 13 miliardi, infatti, con le rilevazioni di luglio 2024 e un po’ di ottimismo, si potrà sommare anche il gettito dell’autotassazione di professionisti e imprese soggetti alle pagelle fiscali che hanno avuto tempo per saldare il conto con l’Erario fino al 31 luglio scorso e, con un’aggiunta dello 0,40%, potranno farlo anche fino al prossimo 30 agosto. L’extragettito, se sarà certificato, potrà essere dirottato con qualche gioco contabile a copertura di una parte dei circa 10 miliardi necessari per confermare, ma solo confermare, il taglio al cuneo fiscale.

Per l’IRPEF, invece, la partita si gioca tutto sul fondo per l’attuazione della delega fiscale e sul successo del concordato preventivo biennale. Nel fondo della delega fiscale, il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, con il primo decreto sul taglio dell’IRPEF ha fin da subito accantonato quasi 3,5 miliardi di euro che poi, con gli atri provvedimenti di riforma del fisco approvati nel corso del 2024 (giochi, fisco internazionale e accertamento) hanno portato la dote del fondo a 3,8 miliardi di euro. Stando così le cose, per la sola proroga dell’Irpef a tre aliquote, che ha un costo annuo di 4,3 miliardi, sarebbe allora necessario recuperare poco meno di un miliardo. E su questo lo stesso Leo ha puntato sulle gare del Lotto e del gioco online che in due anni dovrebbero assicurare quasi 1,4 miliardi.
Stabilizzata l’IRPEF a tre aliquote, come detto, è ancora tutto da capire come trovare gli altri 4 miliardi che servirebbero se si avviasse la nuova fase del taglio dell’IRPEF fino a 60mila euro. Una partita delicata, dunque, quella che il governo dovrà giocare con la prossima legge di bilancio e che entrerà nel vivo con il primo vertice di maggioranza post vacanze estive in calendario per venerdì 30 agosto.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 28 agosto 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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