Nella Regione dei record per costo del personale e numero dei dirigenti, la Corte dei conti boccia la riforma dei dipartimenti varata dal governo Lombardo e definisce ispirata a «logiche clientelari che hanno di mira solo le prossime elezioni» la stabilizzazione dei 4.500 precari della Regione. Il procuratore d’appello della Corte dei conti, Giovanni Coppola, e la presidente della sezione di controllo Rita Arrigoni, nel sottolineare un lieve miglioramento dei conti aggregati di una Regione che rimane comunque indebitata per quasi 5 miliardi di euro, puntano il dito sulla nuova mappa della burocrazia regionale che scatterà da oggi e sui piani del governo Lombardo riguardo all’assun-zione a tempo indeterminato dei precari storici. Nel mirino dei magistrati contabili anche gli sprechi negli enti controllati, dai consorzi di bonifica agli Iacp, carrozzoni che garantiscono decine di consulenze e incarichi esterni, con alcuni istituti che hanno un dirigente ogni quattro dipendenti. Il procuratore Coppola non usa giri di parole criticando la nuova dotazione organica che fissa in 15.500 unità il fabbisogno di personale, «creando così i presupposti per un incremento di 4.808 unità a tempo determinato, pari al 45 per cento del totale attuale». Per Coppola, il fabbisogno fissato dalla scorsa Finanziaria a quota 15.500 unità non ha alcuna giustificazione, considerando che nella vecchia pianta organica stabilita nel 1984 per far funzionare la macchina regionale bastavano appena 10.792 dipendenti. Il vero obiettivo, secondo Coppola, è garantire l’assunzione del personale precario, che corrisponde a 4.500 unità, esattamente quelle che la nuova pinta organica consente di stabilizzare. «Questa stabilizzazione presenta comunque dei dubbi profili di legittimità costituzionale ed è eticamente scorretta, perché rappresenta una mortificazione per le centinaia di migliaia di giovami disoccupati ignorati a beneficio di soggetti che sono stati selezionati senza concorso, non per maggior merito o intelligenza, ma solo in ossequio a logiche clientelari che hanno avuto di mira le prossime elezioni, anziché le prossime generazioni – dice Coppola – La stabilizzazione toglierebbe definitivamente a tutte le centinaia di migliaia di giovani disoccupati anche la speranza, almeno per i prossimi 30 anni, di un futuro nella pubblica amministrazione siciliana». Per la procura della Corte dei conti sarebbe opportuno che il governo Lombardo bandisse dei concorsi aperti a tutti, con quote di riserva per i precari. Altro fronte degli sprechi è quello dei dirigenti. Oggi la Regione ha 2.010 dirigenti, uno ogni 5,6 dipendenti contro una media nel comparto statale di un dirigente ogni 50 dipendenti. «Eppure nella dotazione organica i dirigenti dovrebbero essere appena 528 e secondo il parametro dello Stato appena 237», dice la Corte dei conti. In crescita è anche il ricorso a personale esterno all’amministrazione, arrivato a quota 7.114 unità, più 111 rispetto al 2008. Così la spesa globale per il personale, esterno e interno, è arrivata a 1 miliardo e 84 milioni di euro, 12 milioni in più rispetto all’anno precedente: questa enorme mole di stipendi costa a ogni siciliano 214 euro (nel 2008 il costo pro capite era di 212 euro e nel 2007 di 194 euro). Lo spreco continua poi anche nella spesa per le pensioni: nel 2009 sono andati in quiescenza 770 regionali, di questi però ben 300 (quasi la metà) sono baby pensionati grazie alla legge 104 sull’assistenza a familiari disabili. Così la spesa per le pensioni nel 2009 è arrivata a quota 613 milioni, con un incremento del 9,2 per cento rispetto al 2008. Per la presidente della sezione di controllo della Corte dei conti, Arrigoni, la riorganizzazione dei dipartimenti rischia inoltre di aggravare le spese della Regione. Il motivo? Se da un lato è vero che le aree intermedie da guidare passano da 600 a 450, è anche vero che i dirigenti che rimarranno senza poltrona comunque in virtù del contratto regionale avranno garantita la stessa retribuzione di posizione con una decurtazione lorda annua massimo del 10 per cento. Inoltre l’applicazione della riforma della burocrazia «sta parzialmente paralizzando la macchina regionale», sostiene la Arrigoni, che aggiunge: «La Regione non ha inoltre mai quantificato il risparmio dovuto a questa riorganizzazione – dice – ma considerando anche la creazione di nuovi uffici speciali, si ritiene che la spesa dell’amministrazione subirà anzi un incremento perché comunque la legge prevede che eventuali risparmi dai nuovi conferimenti di incarichi di dirigenza nelle aree intermedie dovranno confluire in un fondo, vanificando gli effetti di possibili economie».
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