ROMA – Il Consiglio d’Europa boccia l’Italia nella lotta alla corruzione e considera insufficienti le misure proposte dal governo con il ddl che, proprio oggi, la maggioranza si accinge ad approvare al Senato. Di più: l’Europa ribadisce che il processo breve rischia di peggiorare la situazione e ricorda di aver già segnalato gli «effetti dannosi» causati dal taglio della prescrizione per i reati di corruzione. Al governo era stato chiesto di fare uno studio approfondito sul possibile effetto della prescrizione dei termini nell’impossibilità di concludere i processi. Ma questa informazione, rilevano a Strasburgo, non è stata fornita. L’ultimo rapporto del Consiglio d’Europa dedicato all’Italia e redatto dal Greco, il Gruppo di Stati contro la corruzione, non è dunque un buon viatico per il ddl anticorruzione, che oggi pomeriggio dovrebbe essere licenziato dal Senato. Fin dall’inizio l’opposizione lo aveva definito «acqua fresca» e la stessa maggioranza si era divisa sul testo varato più di un anno fa. La scorsa settimana il governo è stato battuto due volte sull’articolo 1, riguardante l’Autorità indipendente di controllo, ed è poi stato costretto a ritirare un emendamento sostitutivo perché non garantiva, secondo l’opposizione, la piena terzietà dell’Authority. Ieri è stata proposta un’altra formulazione, considerata «un passo avanti» dall’Idv e dal Pd, ma non dal Terzo Polo. L’unanimità è indispensabile per approvare il nuovo articolo, perché si tratta di materia bocciata dall’Aula. Sembra tuttavia che oggi il Terzo polo non chiederà di far dichiarare inammissibile l’emendamento, ma si limiterà a non votarlo per sottolineare la propria contrarietà. L’emendamento prevede infatti che ad operare in veste di Authority sia la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (Civit), di nomina del presidente della Repubblica, previo assenso dei due terzi delle Commissioni parlamentari. I nomi dei 5 componenti sono proposti dal ministro per la Funzione pubblica. Oltre ad avere poteri di vigilanza e controllo, la Commissione approva il Piano nazionale anticorruzione predisposto da Dipartimento della Funzione pubblica e riferisce al Parlamento ogni anno. «Attribuire alla Civit funzioni di Autorità nazionale anticorruzione è sbagliato perché non garantisce alcuna efficace lotta a un fenomeno diventato emergenza nazionale» obietta Gianpiero D’Alia dell’Udc, che insiste affinché sia creata una vera Autorità indipendente. Per Anna Finocchiaro (Pd) il nuovo testo è «un passo avanti» perché attualmente «controllore e controllato coincidono». La nuova legge – se approvata – non convince affatto il Consiglio d’Europa. Che bacchetta l’Italia per non aver dedicato attenzione al conflitto di interessi, all’adozione di un codice etico da parte dei membri del governo, alla protezione degli informatori e al rafforzamento delle misure anticorruzione nel settore privato. Nel 2009, il Greco aveva rivolto al governo ben 22 raccomandazioni, tra cui quella di introdurre «restrizioni appropriate» al fine di prevenire possibili conflitti di interesse per chi passa dal pubblico al privato o viceversa. Ma delle 22 misure indicate, il governo ne ha introdotte meno della metà. Le misure contenute nel ddl anticorruzione, si legge nel rapporto, «non sono sufficienti a raggiungere gli obiettivi indicati dal Greco», lo scopo del provvedimento «è limitato» e «non vengono affrontati tutti i casi in cui può insorgere un conflitto di interesse».
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