Locazioni strangolate dall’Imu

Confedilizia lancia l’allarme sulla base delle prime delibere locali. Salassi a Forlì, Parma e La Spezia

Italia Oggi
23 Marzo 2012
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L’Imu 2012 è destinata a essere un salasso per il mercato delle locazioni. Con buona pace della cedolare secca che si è rivelata un flop rispetto alle attese. Le prime scelte dei comuni che hanno già approvato in via definitiva le delibere con le nuove aliquote dell’imposta municipale sugli immobili dimostrano come i sindaci siano poco propensi a fare sconti a chi affitta.
Anche a coloro che applicano il canone concordato. Anzi, soprattutto per costoro, il passaggio dalla vecchia Ici all’Imu costituirà un vero e proprio incubo, con aumenti che in media supereranno il 100% per raggiungere in alcuni centri anche il 300, 600 e 700%. Fino al caso limite di Forlì dove si passerà da un’aliquota 2011 dello 0,5 per mille (sempre per i contratti concordati) a un’Imu 2012 del 9,8 per mille (+3.037% di variazione d’imposta). A lanciare l’allarme è Confedilizia che ha stimato l’effetto combinato dell’innalzamento medio delle aliquote sommato all’aumento del 60% della base imponibile dovuto alla variazione del moltiplicatore da applicare alla rendita catastale. La differenza tra vecchio e nuovo regime si farà sentire soprattutto sui canoni concordati, ma anche su quelli liberi (quattro anni più quattro) dove però gli aumenti saranno «contenuti» (si fa per dire) tra il 92 e il 204%. Per i contratti concordati, oltre che a Forlì, la maggiore differenza tra Ici e Imu si registra a Parma, che passa dal 2 al 10,6 per mille (un incremento che sommato alla rivalutazione della base imponibile corrisponde a una variazione di imposta del 748%) e a La Spezia che sostituisce la vecchia aliquota dell’1 per mille con la nuova pari al 4,6 per mille (+636%).
Nei canoni liberi gli aumenti sono meno abnormi perché la base di partenza delle aliquote Ici era già alta: mediamente il 7 per mille. Le nuove aliquote (si veda la tabella in pagina) si attestano tra il 9 e il 10,6 per mille a eccezione di Alba (8,1 per mille) e Castiglione della Pescaia (7,6). In alcuni casi, inoltre, i comuni non distinguono tra le due tipologie di contratto e spingono l’asticella quasi al massimo per entrambe le tipologie d’affitto. È il caso di Siena (10 per mille per tutti), Salerno (9 per mille per canoni liberi e concordati), Parma (10,6 per mille), Forlì (9,8), Ferrara (9) e proprio Castiglione della Pescaia (7,6). Intanto prosegue il pressing degli inquilini. Sunia, Sicet e Uniat hanno inviato al senato una richiesta di fissazione per legge al 4 per mille dell’aliquota sui contratti concordati. E un emendamento in questo senso è stato presentato dal senatore Pd Marco Stradiotto. Sul dossier sono al lavoro anche Enrico Morando (Pd) e Antonio Azzollini (Pdl).

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