Su questa rivista in più occasioni siamo intervenuti sul tema del “lavoro agile” (o smart working), per sottolinearne l’importanza e la necessità di non abbondonarlo, una volta che sia superata la pandemia da Covid-19, visti gli indubbi vantaggi che offre.
Abbiamo però anche osservato che non è sufficiente decretarne l’utilizzo o imporne la diffusione nella P.A. se contestualmente non si procede su due fronti importanti:
̶ la diffusione in tutto il Paese della “banda larga” e “ultralarga”, al fine di consentire di poter avere facilmente accesso da remoto alle banche dati pubbliche e interagire con le stesse, ma anche per poter partecipare a videoconferenze;
̶ una adeguata “alfabetizzazione informatica”, che permetta a coloro che lavorano negli enti di avere la massima dimestichezza con le procedure informatizzate e con gli apparecchi digitali, utilizzandoli e sfruttandoli al meglio, consentendo così a cittadini e imprese di avere accesso diretto da casa loro o dai loro uffici ad una serie di servizi telematici.
Queste problematiche vengono giustamente affrontate dal Decreto Semplificazioni (d.l. 16 luglio 2020, n. 76), ora convertito dalla l. 11 settembre 2020, n. 120. Il commento del d.l. n. 76 nel suo complesso richiederebbe analisi che esulano da queste brevi note, ma che saranno sicuramente oggetto di dibattito nelle prossime settimane su questa stessa rivista(1). Vorremmo riportare l’attenzione sui contenuti del Titolo III, intitolato Misure di semplificazione per il sostegno e la diffusione dell’amministrazione digitale.
Numerosi sono gli articoli riportati sotto al Titolo citato, ma possiamo affermare che hanno tutti una finalità comune: quella di porre le basi per poter assicurare una crescita del digitale in tutte le amministrazioni pubbliche…
Lo smart working deve essere accompagnato da un’ottima digitalizzazione dei servizi
Alcune osservazioni a margine del Decreto Semplificazioni, ora convertito in legge
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