Libera circolazione: la Commissione impegnata per il rispetto delle regole

l 30 Agosto 2011
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La libera circolazione delle persone tra gli Stati membri è uno dei successi più tangibili degli ultimi 60 anni di integrazione europea, che si traduce in enormi vantaggi per i cittadini dell’UE, gli Stati membri e l’economia europea nel suo complesso. Tutti i giorni gli europei traggono vantaggio dalla libera circolazione: ogni anno ad esempio intraprendendo circa 1,25 miliardi di viaggi per turismo nel territorio dell’UE. Da un recente sondaggio si evince che per il 48% dei cittadini europei il diritto di circolare e soggiornare liberamente nell’Unione europea rappresenta il più importante diritto dei cittadini.
La Commissione europea è fortemente determinata a garantire l’effettiva applicazione delle disposizioni dell’UE sulla libera circolazione in tutti gli Stati membri. A tal fine la Commissione ha adottato una decisa posizione intesa ad affrontare i problemi che gli Stati membri incontrano nel dare concreta attuazione alla direttiva sulla libera circolazione nell’UE del 2004 (direttiva 2004/38/CE) affinché i cittadini europei possano godere pienamente dei propri diritti. Alcuni avvenimenti dell’anno scorso avevano portato alla luce gravi problemi riguardanti il rispetto delle garanzie procedurali e sostanziali nell’ambito della direttiva UE sulla libera circolazione. La Commissione ha pertanto preso provvedimenti per garantire che tutti i 27 Stati membri agiscano nel pieno rispetto dei diritti di libera circolazione riconosciuti dalla normativa dell’UE.
A distanza di un anno, la Commissione ha ottenuto risultati concreti, anche grazie alle continue pressioni politiche: 16 Stati membri hanno dato una risposta diretta alle preoccupazioni espresse dalla Commissione o hanno elaborato una modifica legislativa volta a garantire la perfetta conformità alla direttiva. Nei confronti degli altri Stati membri la Commissione ha avviato o sta considerando di avviare procedimenti d’infrazione ai sensi dei trattati UE.
“Il diritto alla libera circolazione è uno dei diritti più cari ai cittadini dell’UE”, ha dichiarato la vicepresidente Viviane Reding, Commissaria per la Giustizia. “Voglio assicurare che tutti i cittadini europei possano effettivamente godere del diritto di libera circolazione. Gli avvenimenti verificatisi l’estate scorsa sono stati un campanello d’allarme per l’Europa. La Commissione non esiterà a farsi sentire se gli Stati membri non applicano correttamente questo diritto fondamentale, con particolare riferimento alle garanzie procedurali che proteggono i cittadini dell’UE da provvedimenti di allontanamento arbitrari o contrari al principio di proporzionalità. Constato con soddisfazione che la maggior parte degli Stati membri ha ora dato piena attuazione alle norme dell’UE sulla libera circolazione. Mi aspetto che gli altri paesi vi provvedano rapidamente. La Commissione europea manterrà una ferma vigilanza fino a che tutti gli Stati membri avranno dato risposta congrua alle preoccupazioni giuridiche sollevate dalla Commissione.”
Dall’estate 2010 la Commissione ha individuato complessivamente 786 casi, che ha sollevato nelle riunioni bilaterali con gli Stati membri, avvertendo che il ricorso ai procedimenti d’infrazione ai sensi del trattato si sarebbe reso inevitabile qualora non si fosse trovata soluzione ai problemi in questione. Risultato: 711 casi (circa il 90%) sono stati risolti attraverso il dialogo e/o la presentazione da parte degli Stati membri dei progetti di modifica legislativa. Solo 75 casi rimangono pendenti e formano oggetto di procedimenti d’infrazione. Nel caso della Francia, il 16 giugno il governo ha adottato le modifiche normative richieste dalla Commissione per garantire la conformità alla direttiva sulla libera circolazione, comprese le garanzie che tutelano i cittadini dell’UE da arbitrari allontanamenti dal territorio nazionale o da trattamenti discriminatori. La Commissione continua a collaborare con gli altri paesi per affrontare le questioni in sospeso, quali l’ingresso e il soggiorno per i familiari, le carte di soggiorno per i cittadini di paesi terzi e le garanzie contro le limitazioni alla libera circolazione.
In tempi di difficoltà economica, alcuni Stati membri potrebbero essere tentati di adottare misure discriminatorie a danno di cittadini dell’UE e di loro familiari. Tuttavia, la direttiva UE sulla libera circolazione fornisce sufficienti garanzie per assicurare che l’esercizio del diritto di libera circolazione dei cittadini non gravi in modo sproporzionato sul bilancio di uno Stato membro. Non c’è quindi alcun margine di manovra per interventi nazionali unilaterali in materia.
La Commissione è impegnata a rimuovere i rimanenti ostacoli all’esercizio dei diritti dei cittadini europei, come illustrato nella prima relazione sulla cittadinanza dell’Unione, pubblicata nell’ottobre 2010. Le imprese e i cittadini hanno ottenuto enormi vantaggi dallo smantellamento degli ostacoli interni alla circolazione delle merci, dei servizi e delle persone. Tra il 2004 e il 2007 l’incremento della mobilità della forza lavoro in provenienza dai nuovi paesi che hanno aderito all’UE si è tradotto in un aumento del prodotto interno lordo dell’UE di circa 40 miliardi di euro. L’UE deve continuare a coltivare questi risultati di modo che tutti – da turisti e studenti a lavoratori e piccoli imprenditori – possano realmente beneficiare di uno spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia.

Contesto
Il 25 agosto 2010, riferendosi alla situazione dei diritti di libera circolazione dei cittadini dell’UE, la vicepresidente Reding aveva dichiarato: “E’ ovvio che chi viola la legge ne deve subire le conseguenze. È altrettanto chiaro che nessuno dovrebbe essere allontanato dal territorio nazionale solo per il fatto di appartenere alla minoranza Rom.”

Recepimento della direttiva UE sulla libera circolazione
Entro fine 2010 il Portogallo e la Finlandia avevano risposto alle preoccupazioni espresse dalla Commissione attraverso un dialogo bilaterale, fornendo chiarimenti sulle questioni sollevate o adottando norme atte a garantire la conformità alla direttiva. 14 Stati membri (Bulgaria, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia e Slovenia) hanno nel frattempo presentato progetti di modifiche legislative, corredati di calendari precisi circa la loro rapida adozione ed entrata in vigore, in modo da garantire il pieno rispetto della direttiva sulla libera circolazione. La Commissione sta esaminando tali progetti così come le misure pianificate o adottate di recente in Danimarca e nei Paesi Bassi al fine di garantire l’assoluto rispetto del diritto dell’Unione. Per quanto riguarda i problemi irrisolti con gli altri Stati membri, tra marzo e giugno 2011 sono stati avviati procedimenti di infrazione contro Austria, Cipro, Repubblica ceca, Germania, Malta, Lituania, Spagna, Svezia, Polonia e Regno Unito. La situazione della libera circolazione in Belgio è attualmente all’esame della Commissione.
I principali problemi di incompleto o scorretto recepimento o attuazione riguardano tre aspetti principali: l’ingresso e il soggiorno dei familiari, compresi i partner; il rilascio di visti e carte di soggiorno per i familiari cittadini di un paese terzo e le garanzie procedurali.

Prossime tappe
La Commissione seguirà da vicino il rispetto degli impegni assunti dagli Stati membri che hanno annunciato l’adozione di un progetto legislativo. La Commissione valuterà, nel corso del 2012, il recepimento e l’applicazione delle disposizioni della direttiva in ciascuno Stato membro. Tale esercizio fornirà le informazioni per la redazione nel 2013 di una relazione sull’applicazione della direttiva sulla libera circolazione, da trasmettere al Parlamento europeo e al Consiglio.

Stato di avanzamento dell’integrazione dei Rom
Il 5 aprile 2011 la Commissione ha proposto un quadro UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom.Tale quadro contribuirà ad orientare le politiche nazionali dei Rom e a mobilitare fondi europei disponibili per sostenere gli impegni di integrazione. Esso si incentra su quattro pilastri: accesso all’istruzione, all’occupazione, all’assistenza sanitaria e all’alloggio. Gli Stati membri dovrebbero fissare obiettivi nazionali per l’integrazione dei Rom, che rispecchino l’entità della popolazione e la situazione attuale delle politiche di integrazione. Finanziamenti UE e un solido quadro giuridico per far fronte alla discriminazione sono disponibili a sostegno degli sforzi nazionali. In seguito all’adozione del quadro UE, la Vicepresidente Viviane Reding ha affermato: “Quello che mi preme maggiormente è che gli Stati membri contribuiscano a garantire che tutti i bambini Rom completino almeno la scuola primaria.”
Nell’anno passato la Commissione ha continuato a lavorare a stretto contatto con gli Stati membri per facilitare l’utilizzo dei fondi strutturali, e segnatamente il Fondo sociale europeo (FSE) a sostegno dell’inclusione dei ROM. Seminari bilaterali sono stati organizzati in Ungheria, Bulgaria, Slovacchia e Romania per uno scambio di buone pratiche e di esperienze relative ai progetti FSE che hanno dato buoni risultati.
Il 24 giugno 2011 il Consiglio europeo ha approvato il quadro UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom proposto dalla Commissione. Ciascuno dei 27 governi nazionali dovrà presentare alla Commissione entro la fine del 2011 la propria strategia nazionale di integrazione dei Rom. La Commissione, coadiuvata dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali, valuterà i piani e riferirà in merito la prossima primavera.
Il progetto “Colorful but Colorblind“, cofinanziato dall’UE e volto a combattere gli stereotipi attraverso la realizzazione di video, è stato premiato questa estate dalla Società di Giornalisti Professionisti, con sede negli USA.

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