I giudizi finali sulle leggi di stabilità dell’Eurozona, compreso quello sull’Italia, sottoposte ai capi di gabinetto della Commissione, andranno all’esame politico al massimo livello nel collegio dei commissari appositamente convocato venerdì prossimo, invece che martedì, domani.
Lo si apprende da fonti diplomatiche Ue che motivano il rinvio con “un’agenda fitta”.
Nel frattempo Bruxelles, anticipando il verdetto atteso per venerdì, ha dato il via libera alla legge di stabilità invitando Roma ad andare avanti “nelle riforme necessarie”, senza far partire alcuna procedura e riconoscendo che nel 2014 ci sono state “circostanze eccezionali”. Inoltre è arrivato anche il disco verde alla possibilità per i contributi nazionali destinati al Fondo investimenti di essere ”volontari” e, soprattutto, di essere ”esclusi dal calcolo del deficit”.
A marzo però ci sarà un nuovo esame, per il nostro Paese, così come per Francia e Belgio.
Un risultato nel quale il governo aveva confidato. “Dall’Europa ci aspettiamo un giudizio positivo sulla legge di stabilità” aveva detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi a Firenze per i lavori di “How can we govern Europe”. Il provvedimento, ha sottolineato ai microfoni RaiNews24, “punta sulla crescita, sulla creazione di posti di lavoro e punta anche a finanziare riforme, come quella del lavoro e della giustizia, che sono quelle auspicate non solo dagli italiani ma anche dall’Ue per far ripartire la crescita”.
In attesa del giudizio europeo, intanto la manovra ha comunque proseguito il suo iter in Parlamento. Martedì riprenderanno le votazioni in Commissione sugli ultimi emendamenti e poi il testo arriverà in Aula a Montecitorio giovedì 27. La tabella di marcia sarà dunque rispettata. Ancora aperti una serie di capitoli, dai fondi pensione all’Irap, dai patronati al fondo famiglia.
Fassino: “bene ok a primi emendamenti, ora confronto prosegue”
Il governo, si legge in una nota Anci del 21 novembre scorso, ha depositato un pacchetto di emendamenti al d.d.l. stabilità in Commissione Bilancio della Camera che va incontro ad alcune richieste dei comuni.
Resta fermo il taglio da 1,2 miliardi ma viene concessa ai comuni più margine di manovra: i sindaci avranno la possibilità di tagliare non soltanto la spesa corrente (come previsto dal d.d.l. stabilità) e gli oneri di urbanizzazione si potranno utilizzare anche per la spesa corrente e non saranno vincolati a investimenti in opere.
Inoltre, il governo riduce a 10 anni da 30 il periodo per il ripianamento dei debiti e concede la possibilità di ricontrattare i mutui facendosi carico di una parte degli interessi. E ancora, vengono tolti ai comuni gli oneri per le spese giudiziarie che verranno ripartiti allo Stato, senza alcuna modifica per il bilancio pubblico. Dagli emendamenti al d.d.l. stabilità arrivano novità anche sul fronte dell’associazionismo comunale. I comuni che nasceranno dal 2015 a seguito di fusioni, dovranno rispettare il Patto di stabilità interno solo dal quinto anno in poi. L’emendamento prevede che “i comuni istituiti a seguito di fusione a decorrere dal 2015 sono soggetti alle regole del patto di stabilità interno dal quinto anno successivo a quello della loro istituzione, assumendo quale base di calcolo le risultanze dell’ultimo triennio disponibile”. Infine, un altro emendamento conferma che gli oneri degli uffici giudiziari locali passano dai comuni sede degli uffici allo Stato. Il passaggio, che non cambia il perimetro dell’amministrazione pubblica e non comporterà quindi un aggravio per la finanza pubblica ai fini del calcolo del deficit, sarà formalizzato a partire dal 1° settembre 2015.
“L’approvazione in Commissione parlamentare della prima parte di emendamenti che hanno recepito l’intesa tra Governo e Anci rappresenta un passo significativo nel miglioramento della legge di stabilità e nell’assunzione delle proposte avanzate dall’Anci affinché lo sforzo di contenimento della spesa richiesto ai comuni – che rimane troppo rilevante – sia compatibile con il mantenimento dei servizi fino ad oggi erogati ai cittadini”, ha affermato il presidente dell’Anci, Piero Fassino, in una nota diffusa sabato 22 novembre.
“Ci attendiamo adesso – prosegue – che la legge di stabilità, così emendata, continui il suo percorso, e che vengano recepite in Aula alcune limitate modifiche, relative ai piccoli comuni, alle città metropolitane e ad alcuni aspetti ulteriori di miglioramento della gestione contabile. Il confronto fra l’Anci e il Governo continuerà nei prossimi giorni, come convenuto, per definire le altre questioni relative alle norme in materia di semplificazione e al nuovo regime tributario, nonché un preciso cronoprogramma relativo agli atti successivi per assicurare l’approvazione dei bilanci nei tempi giusti”.
“Ci attendiamo – conclude Fassino – che le proposte del Governo per un nuovo regime della fiscalità locale siano tali da garantire ai Comuni le risorse necessarie, senza aggravi di prelievo per i contribuenti”.
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