Legge elettorale, riforma del bicameralismo e del Titolo V: ecco le proposte di Renzi ai partiti

Alfano e Lupi sono d’accordo: ok al sindaco d’Italia con doppio turno

3 Gennaio 2014
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Matteo Renzi getta le carte in tavola e propone a tutti i partiti “un accordo serio, istituzionale, su tre punti”: legge elettoraleriforma del bicameralismo e riforma del titolo V della Costituzione per semplificare il quadro istituzionale e restituire allo Stato alcune competenze trasferite alle regioni. Ma non è tutto, perché il segretario del Pd, rivolto questa volta alle forze politiche che sostengono il Governo guidato da Enrico Letta, scrive e sottolinea con l’evidenziatore le sue intenzioni anche su temi che potrebbero mettere in  pericolo la stabilità dell’esecutivo: come la legislazione sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso e la revisione della Bossi-Fini, entrambe da inserire secondo Renzi nel patto di coalizione da concludere entro gennaio.

Sulla legge elettorale “rinunciamo a formulare la nostra proposta ma offriamo diversi modelli alle forze politiche che siedono insieme a noi in Parlamento”, ha scritto ieri Matteo Renzi, elencando 3 modelli:

I. Riforma sul modello della legge elettorale spagnola. Divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% (92 seggi). Ciascuna circoscrizione elegge un minimo di quattro e un massimo di cinque deputati. Soglia di sbarramento al 5%
II. Riforma sul modello della legge Mattarella rivisitata. 475 collegi uninominali e assegnazione del 25% dei collegi restanti attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna pari al 10% del totale dei collegi
III. Riforma sul modello del doppio turno di coalizione dei sindaci. Chi  vince prende il 60% dei seggi e i restanti sono divisi proporzionalmente tra i perdenti. Possibile sia un sistema con liste corte bloccate, con preferenze, o con collegi. Soglia di sbarramento al 5%

“Con la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie locali si può risparmiare un miliardo di euro. Se i senatori Cinque Stelle sono d’accordo lo facciamo domani. Se Grillo rifiutasse dovrei pensare che non riesce a convincere i suoi senatori a firmare una legge che serve a cancellare le loro 60 poltrone”. Il segretario del Pd Matteo Renzi propone all’M5S un patto concreto per riformare il Senato e, intervistato dal Fatto Quotidiano, ribadisce la possibilità di sforare il vincolo del 3% al rapporto tra deficit e Pil.

“Siamo coerenti con quanto detto: noi siamo pronti al lavoro sulla legge elettorale sul modello dei sindaci. L’impianto di quella legge è chiaro e ha funzionato. Non c’è bisogno di molte altre parole. Se si vuole si può. Noi la legge elettorale la vogliamo cambiare e subito”. Così il leader del Ncd Angelino Alfano ha rispoto all’appello di Matteo Renzi. 
“Né mattarellum, né ispanico. Lavoriamo sul sindaco d’Italia”, ha detto in una intervista alla Repubblica, Maurizio Lupi, Ministro dei trasporti e sodale del vice-premier Angelino Alfano in Nuovo centro-destra. Riferendosi alle proposte di Matteo Renzi sulla legge elettorale, Lupi ha detto che “saremo ancora più veloci di lui. Mi sembra che la strada migliore sia la riforma su modello del doppio di turno di coalizione dei sindaci. Abbiamo tutti coscienza che il 2014 è un anno definitivo per il cambiamento, per le grandi riforme, per l’uscita dalla crisi. O ci diamo tempi rapidi e certi o la politica, le istituzioni, sono morte e con ciò verrebbe intaccato il nostro bene più prezioso: la democrazia”.
Lupi ha detto che “la riforma elettorale deve essere incardinata entro gennaio. Ci vuole un segnale chiaro che nessuno faccia più melina. Mi sembra che lavorandoci sopra”, ha aggiunto Lupi, “la strada migliore sia la cosiddetta elezione del sindaco d’Italia. Gli altri due modelli non risolvono i problemi posti dalla Corte costituzionale”.
E sulle unioni civili Lupi si mostra prudente: “Renzi ha fatto bene a indicare le sue priorità, noi indicheremo le nostre. Mettiamo ai primi posti il lavoro. Il Job Act del Pd non basta. Una modifica del codice civile non ci vede contrari però, nell’agenda di questo Paese in crisi, vengono prima altre cose”.

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