Legge di stabilità, per il rinnovo dei contratti 300 milioni

Ira dei sindacati, meno di una pizza

12 Ottobre 2015
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Scoppia la prima grana per il governo, alle prese con la messa a punto della legge di Stabilità per il 2016. Di fronte alle indiscrezioni che danno in arrivo “solo” 300 milioni per il rinnovo del contratto del pubblico impiego insorgono, infatti, i sindacati, che parlano di cifra “inaccettabile” se confermata perché si tratterebbe di “8-10 euro lordi al mese, meno di una pizza”.

Certo, Cgil e Uil aspettano che i numeri vengano confermati con il varo della manovra, giovedì prossimo, ma “se le cifre fossero confermate ci sarebbero necessariamente delle iniziative da assumere”, dice Michele Gentile, responsabile settore pubblico della Cgil, ricordando che in 6 anni di blocco i circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici hanno perso circa 300 euro a testa al mese. E di una misura “irrealistica, anche rispetto a quanto stabilito dalla sentenza della Corte costituzionale” parla la Uil, spiegando che “con 300 milioni sarebbe impossibile sottoscrivere un qualsiasi contratto degno di questo nome”, visto che si tratterebbe “di meno di 10 euro lordi al mese per singolo lavoratore. Come a dire: neanche una pizza”, figurarsi “il rilancio del potere d’acquisto, dei consumi e dell’economia”.

Un primo confronto tra le parti ci sarà comunque già domani, martedì, quando si aprirà all’Aran il primo tavolo per la riduzione dei comparti dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale del blocco dei contratti scattato dal 2010, anticamera del rinnovo. Solo dopo questo passaggio si andrà al confronto vero e proprio sul contratto, dove a fare discutere potrebbe essere anche l’ipotesi citata più volte dal governo di distribuire le risorse non più ‘a pioggia’ ma in base al criterio della produttività.

I margini per aumentare le risorse, comunque, non sarebbero moltissimi, anche perché tra l’altro la cifra su cui si starebbe orientando l’esecutivo, circa 300 milioni appunto, sarebbe giustificata dai bassi livelli di inflazione degli ultimi anni. Proprio sulle risorse complessive si sta ragionando in questi ultimi giorni prima del varo della legge di stabilità, che vanno incrociati con gli impieghi che continuano ad aumentare. Oltre alla conferma dell’impegno in campo per rinnovare l’ecobonus per la riqualificazione energetica (oltre al bonus ristrutturazioni) e quello per rafforzare l’art bonus (che passerebbe l’anno prossimo al 55% dal 65% attuale), il governo sta puntando a presentare un sostanzioso pacchetto per le imprese, una delle chiavi di volta per rafforzare la ripresa, compresa “una fiscalità di vantaggio per i contratti che valorizzano la produttività e il welfare aziendale”, come ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti assicurando che questi ultimi due temi “ci sono, e ci abbiamo messo su un po’ di soldi”.

Ma le priorità restano il taglio dell’Ires e i ‘superammortamenti’ per rilanciare gli investimenti e l’innovazione. In pratica le imprese che acquisteranno un nuovo macchinario potranno godere di una deduzione sul costo del bene acquistato incrementata del 40% (e non più del 10%) per tutta la durata dell’ammortamento. Per questa misura l’esecutivo sarebbe pronto a stanziare circa un miliardo. Cui si aggiungerebbero 300 milioni per il rifinanziamento del Fondo di Garanzia per le Pmi, 200 milioni per la Guidi-Padoan, altrettanti per il credito d’imposta per ricerca e sviluppo. E poi 90 milioni per l’ecobonus per le imprese e 60 milioni in più per il bonus per il Made in Italy.

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