Legge di Bilancio 2017: ok alla struttura della Manovra, ma affiorano criticità sul riparto delle risorse

ANCI in audizione dinnanzi alle commissioni congiunte di Camera e Senato

7 Novembre 2016
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Della Legge di Bilancio 2017 l’ANCI dà “una valutazione positiva, non ci sono tagli e vi è un miglioramento dei saldi: 1 miliardo di euro per la liquidità e circa 2 miliardi per altri interventi. Il problema è che una parte rilevante di questa disponibilità è indivisa tra Comuni, Città metropolitane Province e Regioni” e viene ripartita entro il 31 gennaio. Si deve “tenere conto che non è possibile per tutti i Comuni e soprattutto per le città metropolitane presentare i bilanci entro il 28 febbraio. Occorre quindi ‘eliminare’ la norma “inserita inopinatamente con legge dello Stato e spostare la data per approvare i bilanci al 31 marzo”. Ad affermarlo è il presidente del Consiglio Nazionale ANCI, Enzo Bianco, intervenendo all’audizione davanti le commissioni congiunte di Camera e Senato che hanno ascoltato il sindaco di Catania sulla Legge di Bilancio, con il suo collega di Livorno, Filippo Nogarin.
Il rappresentante ANCI, dopo aver rivendicato che i Comuni hanno “contribuito dal 2010 in modo particolarmente rilevante al risanamento dei conti pubblici – 13,5 miliardi di euro, in proporzione superiore a qualunque altra articolazione territoriale della Repubblica” – ha indicato alcuni correttivi prioritari secondo la valutazione dei sindaci.
Le richieste dell’ANCI riguardano gli utilizzi degli avanzi di gestione per alleggerire il peso del debito e l’invito ad una riflessione più ampia per attivare da subito risorse per le spese in conto capitale. Per quanto riguarda, invece, le Città Metropolitane viene auspicata l’approvazione di ulteriori e straordinarie misure che consentano anche per il 2017 di chiudere i loro bilanci in modo ordinato e sostenibile. Sulla normativa degli enti in dissesto e predissesto, oggetto di un confronto coi ministeri dell’Economia e dell’Interno, l’associazione si augura che le proposte già concordate vengano recepite nel ddl Bilancio 2017 trovando spazio nel corso dell’esame parlamentare, anche su impulso del Governo. Infine, Bianco ha ribadito la necessità di “semplificazioni, ordinamentali e contabili, che i Comuni attendono ormai da troppo tempo, e di ripristinare il percorso condiviso per la perequazione delle risorse comunali, che viene di fatto abolito dall’articolo 64”.

>> Consulta il documento riassuntivo consegnato dall’ANCI in audizione.

Investimenti
Quanto alle misure necessarie per consolidare il trend di crescita degli investimenti, ANCI chiede di mantenere per le fusioni di Comuni l’esclusione per un periodo di cinque anni dall’anno di istituzione, dagli obblighi di rispetto del saldo; e d’altro canto di neutralizzare l’impatto delle nuove regole finanziarie sui Comuni fino a 1.000 abitanti che fino al 2015 erano esclusi dagli obblighi del rispetto dei vincoli di finanza pubblica, e che dal 2016 si sono confrontati per la prima volta con il nuovo saldo di competenza.
Altra questione sottolineata da ANCI è quella della necessità di integrare le risorse a favore dei Comuni che sono risultati seriamente penalizzati dalle elaborazioni delle stime nella fase di passaggio dall’ICI e all’IMU: 65 ml a decorrere dal 2017 e di 330 ml a titolo di arretrati in 10 rate annuali.

Personale
Infine, si è tornati a a sollecitare lo sblocco del turnover per le assunzioni negli Enti locali. Su questo ANCI propone di consentire un ulteriore ampliamento delle percentuali di turnover anche per i comuni di maggiori dimensioni, a condizione che gli stessi abbiano un numero di dipendenti inferiore al valore definito con il Decreto.
Per gli stessi Comuni appare del tutto ragionevole prevedere, fintanto che permanga la condizione di virtuosità e di sotto-organico, il superamento alle limitazioni finanziarie sul lavoro flessibile, tenendo conto che la spesa è destinata comunque a rimanere sotto controllo. Infine, per i Comuni e le Città metropolitane che hanno sforato il patto di stabilità, si chiede di permettere la sostituzione delle figure essenziali ed infungibili.

La voce delle Provincie (UPI)
Nell’ambito dell’audizione è intervenuta anche l’UPI (Unione Province d’Italia) per voce del rappresentante del Comitato direttivo Upi, Nicola Valluzzi, Presidente della Provincia di Potenza, il quale ha affermato: “Negli ultimi due anni le Province hanno contribuito al risanamento dei conti pubblici con un taglio ai bilanci di oltre 2 miliardi. Le risorse per i servizi essenziali, come la manutenzione e la messa in sicurezza dei 130 mila chilometri di strade provinciali e delle 5100 scuole superiori italiane, ormai sono ridotte al minimo. Il Parlamento deve avere piena contezza che, il deterioramento di questo patrimonio pubblico sta arrivando a livelli tali da pregiudicare la sicurezza stessa dei cittadini”.
“LaManovra che si sta esaminando – ha detto Valluzzi ai parlamentari – non garantisce l’erogazione adeguata ed efficiente dei servizi essenziali ai cittadini: a fronte di un ulteriore taglio di 650 milioni, che porterebbe a 3 miliardi i tagli ai bilanci delle Province nel 2017, non c’è alcuna chiarezza rispetto alle misure finanziarie e contabili a disposizione degli enti per evitare il dissesto e la chiusura dei servizi. Noi – ha poi sottolineato Valluzzi – abbiamo proposte chiare: prima di tutto, si azzeri il taglio di ulteriori 650 milioni assegnati agli Enti di Area Vasta, la cui insostenibilità è ormai pienamente appurata. Si permetta poi agli Enti di Area Vasta e alle Città metropolitane di utilizzare i risparmi dei costi della politica ottenuti dall’attuazione della Legge Delrio per assicurare l’erogazione dei servizi essenziali. Si tratta di 229 milioni di risparmi dal 2014 ad oggi e di 69 milioni di risparmi previsti dal 2017 in poi dovuti al fatto che i Sindaci amministrano i territori senza ricevere alcun compenso. Risorse che devono pertanto restare a disposizione dei bilanci degli Enti locali e non essere ricompresi nel bilancio statale. Da ultimo, abbiamo necessità che anche per quest’anno si assegnino parte delle risorse Anas direttamente agli enti di area vasta, per assicurare la messa in sicurezza del reticolo viario provinciale, che dopo anni di continui risparmi versa in pessime condizioni. Anche perché non è pensabile che in Italia si spendano 103 mila euro a chilometro per le autostrade, 22 mila euro per le strade statali e 6 mila euro al chilometro per le regionali e provinciali: il divario è davvero eccessivo e ingiustificabile”.

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