Le province guadagnano tempo

Spending review: solo entro fine anno il completamento della procedura, slitta tutto al 2013. Uno spiraglio anche per le società in house: meno automatismi e tagli solo selettivi. Piano di tagli anche per la Sicilia

25 Luglio 2012
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Si va verso un allungamento dei tempi per l’accorpamento delle province. Uno dei relatori del decreto-legge per la spending review, Gilberto Pichetto Fratin (Pdl), anticipando i contenuti degli emendamenti degli stessi relatori, ha fatto sapere che “si prospetta un allungamento dei termini: il consiglio delle autonomie locali avrà tempo sino a settembre per fare le sue proposte, quindi il percorso procedurale dovrebbe concludersi entro ottobre per arrivare all’approvazione definitiva entro la fine dell’anno”.  Si va anche verso un salvataggio degli enti di ricerca e culturali dai tagli del dl per la spending review.  Si cercherà “di sistemare”, parole del relatore, “Promuovi Italia tramite l’Enit e Arcus potrebbe continuare, mentre l’Istituto per il Microcredito dovrebbe restare, ma con un dimezzamento dell’intervento dello Stato dai circa 2 milioni di euro a circa 1 milione”. Modifiche in arrivo anche per i servizi pubblici locali. “Riformuleremo completamente l’articolo 4 della spending review, quello sulle società in house degli enti locali”, ha detto Pichetto Fratin spiegando che i relatori presenteranno un emendamento nel quale ci saranno “meno automatismi, tagli selettivi e la possibilità di presentare un piano che dia la possibilità alle società di motivare la propria esistenza”. “Non ci sono”, invece, “ulteriori elementi per l’allargamento della platea degli esodati”, ha affermato il co-relatore. Tra gli emendamenti presentati dai gruppi in commissione Bilancio vi era infatti anche la richiesta di allargamento della platea dei cosiddetti lavoratori esodati tutelati da due provvedimenti del governo. Tema che avrebbe potuto essere oggetto degli emendamenti che i relatori presenteranno entro questa mattina. Gli esodati tutelati resteranno gli attuali 120mila. E mentre il governo smentisce le associazioni sul rischio di mancanza di fondi per l’istruzione (l’anno scolastico non è a rischio, ha detto il Ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, rispondendo all’allarme lanciato dall’Unione delle province italiane), si levano alte le voci di protesta dei sindaci contro gli interventi di taglio della spesa pubblica. “Siamo fortemente preoccupati perché se i tagli non vengono mirati agli sprechi si rischia di colpire i servizi essenziali: a Roma, avremo un bilancio difficilissimo”, ha detto il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, che ha partecipato alla manifestazione indetta dall’Anci contro le misure imposte dal decreto legge 95 del 2012. “Tutti i sindaci, di destra e di sinistra, sono qua perché la protesta nasce da problemi reali”, ha aggiunto Alemanno spiegando che “i tagli del Governo, così come sono concepiti, non ci aiutano a eliminare gli sprechi ma incidono sulla carne viva di alcuni comuni: il rischio è quello di aumentare le tasse locali o tagliare i servizi”. Rilievi che trovano terreno fertile anche in un’altra parte politica, quella del Centrosinistra, finora ortodossamente osservante della filosofia economica del Governo dei Professori. “In un momento di crisi gravissima è giusto colpire gli sprechi ma non con tagli lineari che, al contrario delle buone intenzioni, rischiano di penalizzare i comuni più virtuosi e i territori. Non va dimenticato che i sindaci sono l’istituzione più vicina ai cittadini e sono chiamati ad affrontare e risolvere problemi importanti. Non possiamo lasciarli soli nel momento in cui le difficoltà aumentano proprio a causa della crisi economica. Noi pensiamo che sia possibile evitare di commettere questo errore e sosteniamo le proposte dell’Anci affinché vengano apportate modifiche alla spending review. Chiediamo inoltre che venga immediatamente aperta una trattativa che raccolga le giuste indicazioni dei sindaci che sono assolutamente consapevoli della situazione del Paese”, ha detto Davide Zoggia, responsabile enti locali della segreteria del Pd, partecipando alla manifestazione dell’Anci. In tutto questo, anche per la Sicilia, sul banco degli imputati per il rischio paventato di finire in default, si preannuncia un piano drastico di spending review. Un piano di rientro finanziario e di riorganizzazione della pubblica amministrazione regionale, che sia vincolante nei tempi e negli obiettivi, è infatti il risultato dell’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Monti e il Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, secondo quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi. Verrà predisposto nei tempi più brevi un programma di riforme strutturali e di riorganizzazione dell’amministrazione pubblica regionale, vincolante negli obiettivi e nei tempi, e costantemente monitorato dalle strutture tecniche del governo nazionale, alla cui realizzazione saranno subordinati i trasferimenti nazionali nel quadro realizzativo del federalismo fiscale. Il programma dovrà essere finalizzato nelle prossime settimane per essere formalmente sottoscritto dal governo regionale e da quello nazionale.

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