C’è un punto che sembra mettere d’accordo tutte le imprese, dal settore manifatturiero a quello del commercio: occorre fare leva sulla sussidiarietà, con un arretramento della Pa dalla gestione dei servizi per rafforzarne invece le funzioni legislative, di controllo e coordinamento. Nelle Marche lo hanno messo per iscritto, con un documento condiviso, industriali, artigiani, cooperatori: «Bisogna fare in modo – spiega Giorgio Cippitelli, direttore regionale della Confartigianato marchigiana – che la Pa passi dalla gestione alla programmazione, attraverso la sussidiarietà». In EmiliaRomagna hanno rilanciato le imprese della galassia Cna, individuandola come un’arma per contenere gli effetti dei tagli ai trasferimenti statali e dell’inibizione della capacità d’investimento degli enti locali a causa dell’inasprimento del Patto di stabilità. «Il tema dell’abbattimento dei costi – osserva il segretario emilianoromagnolo dell’associazione, Gabriele Morelli – è ineludibile. È necessario spingere la sussidiarietà, la Pa deve ritirarsi dai servizi, per rafforzare il controllo e non la gestione». In vista dei bilanci di previsione delle Regioni, il sistema produttivo del CentroNord elenca priorità che devono fare i conti con le nette sforbiciate del Governo ai trasferimenti. Nelle casse delle amministrazioni regionali, infatti, nel 2012 mancheranno qualcosa come quasi 1,5 miliardi (500 milioni di euro in EmiliaRomagna, 405 in Toscana, 268 nelle Marche e 305 milioni di euro in Umbria). Il risultato del combinato disposto tra i vincoli di spesa più restrittivi, i tagli ai trasferimenti, l’abbattimento del tasso di incremento del fondo sanitario nazionale. «Margini per la razionalizzazione dei costi ce ne sono sempre – dice l’assessore al bilancio delle Marche, Pietro Marcolini – ma la sproporzione tra ciò che è stato tagliato è ciò che resta da fare è tale da depotenziare qualsiasi operazione di efficientamento. Tutto sarà concertato con le categorie economiche. Ma possiamo mettere sul piatto solo ciò che al momento rimane di programmabile». Il confronto con le categorie economiche è insomma iniziato in un quadro di emergenza. Nelle Marche, sistema industriale, imprese artigiane, cooperative, si presentano al tavolo della concertazione con una posizione comune. «Oltre alla sussidiarietà – prosegue Cippitelli – chiediamo programmazione pluriennale delle scelte che riguardano sanità e personale e un cambio di passo nel confronto con il Governo». L’obiettivo è raschiare risorse. Cosa che, a sua volta, la Toscana cerca di fare premendo sul recupero dell’evasione fiscale, da cui si attende maggiori entrate per circa 60 milioni, ed esercitando contemporaneamente pressioni sul Governo per recuperare i 100 milioni per il trasporto pubblico locale che mancano all’appello. «Ma il contesto è complicato – ammette la presidente di Confindustria Toscana, Antonella Mansi – e gli strumenti regionali sono limitati. Siamo in una fase recessiva, con il problema di un sistema Paese che è in una fase di blocco. La nostra priorità è il sostegno alla crescita. È necessario concentrare le risorse su pochi programmi di traino della ripresa, proseguire con la semplificazione amministrativa, sostenere il rilancio delle infrastrutture». In una fase come questa tutti gli sforzi sono concentrati sulle risposte alle emergenze. «Comprensibile – osserva il direttore regionale di Confesercenti Toscana, Massimo Biagioni – ma per uscire dalla recessione bisogna anche pensare a strategie di rilancio, difendendo la manifattura, sostenendo le città e i centri storici, investendo su cultura e turismo». Intanto aumenta la preoccupazione. «Quello del 2012 – conferma la vicepresidente della Regione EmiliaRomagna, Simonetta Saliera – sarà il bilancio più difficile. Oltre il 50% delle manovre pesa su Regioni, Comuni e Province, mentre è lo Stato a produrre il 95% del debito pubblico». L’ente di viale Aldo Moro mette ai primi posti sostegno a lavoro e imprese. «Tra le azioni fondamentali – aggiunge Gabriele Morelli – abbiamo indicato anche il sostegno ai confidi».
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