Le “città smart” abbattono le distanze reali e virtuali. Non solo nel Nord America (dove è nato lo slogan), anche nel Nord-Est. Non esiste ancora un’approfondita letteratura sull’argomento, ci sono però dei segnali che rimandano a una precisa volontà da parte degli amministratori: progettare città sempre più intelligenti ed efficienti, dove il cittadino si ritrova protagonista. È scritto, fra le righe, pure nel recente studio sullo stato dell’amministrazione digitale nel territorio a cura del ministero per l’Innovazione. In Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia internet e le nuove tecnologie sono ormai strumenti di dialogo quotidiano fra enti locali e cittadini (e viceversa). Tuttavia, c’è ancora molto da fare per arrivare a vivere in città smart. Secondo il rapporto dell’ultimo Forum delle pubbliche amministrazioni ? vero e proprio manifesto in materia ? le «smart cities sono spazi urbani che offrono una migliore qualità della vita, in grado di realizzare progetti di lavoro senza ostacoli e caotiche complessità». Ce ne sono a Nord-Est? «Siamo solo alle prime battute ? commenta Giorgio Dal Negro, presidente Anci Veneto ? Il tema è posto all’attenzione nei nostri direttivi. Siamo però ancora ben lungi da città snelle ed efficienti, dove è facile vivere e lavorare». In tema di nuove tecnologie, il rapporto sullo stato dell’amministrazione digitale traccia un quadro in chiaroscuro a Nord-Est. Ad esempio, nelle province di Trieste e Rovigo la posta elettronica certificata è quasi sconosciuta agli enti locali. Meglio in provincia di Padova e Trento, dove sono presenti tra le 250 e le 500 caselle registrate. Il fascicolo sanitario elettronico del cittadino (contiene tutte le informazioni cliniche del paziente) è presente solo in Trentino, mentre in Alto Adige e in Friuli-Venezia Giulia non è nemmeno stato attivato. In Veneto è in fase di sperimentazione. In ogni caso qualcosa si sta muovendo. Come nel caso di Udine. «Il nostro primo obiettivo è ridurre ai minimi termini il digital divide ? sottolinea Paolo Coppola, assessore all’Innovazione del comune, nonché docente di Informatica all’ateneo di Udine ? Abbiamo approvato un progetto che prevede di portare la fibra ottica a tutte le aziende ancora scoperte. È la base di partenza per costruire una città smart». Udine ha già fatto qualche passo in questo senso. Da qualche tempo è attivo il servizio di segnalazione dei disservizi on line; il cittadino può comunicare la presenza di buche nelle strade o lampioni spenti tramite il sito www.epart.it/udine. Ed ha la possibilità di seguire in maniera interattiva, passo dopo passo, la sua segnalazione. «Le tecnologie ci permettono di diventare cittadini attivi ? conclude Coppola ? E sviluppano la democrazia partecipativa. L’era della televisione, apparecchio passivo per eccellenza, è finita. Oggi è il cittadino che decide quali servizi utilizzare». Le città smart non sono solo all’avanguardia in termini di tecnologie. Offrono anche la possibilità di muoversi con scioltezza al loro interno, abbattendo i tempi di percorrenza da un capo all’altro. A questo proposito Padova ha scommesso, già da qualche anno, su una fitta rete di piste ciclabili. Oltre al metrobus: collega il quartiere sud della Guizza con quello a nord, l’Arcella, in poco più di mezzora. «Abbiamo trovato la giusta alchimia per garantire una mobilità sostenibile ? spiega il vicesindaco di Padova Ivo Rossi ? In città ci sono ottanta chilometri di piste ciclabili. L’offerta di infrastrutture ha alimentato la domanda. Ogni giorno ci sono venti mila pendolari che scelgono la bicicletta per muoversi. La strategia vincente è pensare che le bici hanno le medesime necessità delle auto: una strada dove poter correre in tutta sicurezza. Padova città smart? Stiamo semplicemente lavorando per alleggerire il traffico in entrata e in uscita dal centro storico. Un dato su tutti: chi utilizza la bicicletta o il metrobus al posto della macchina impiega la metà del tempo per raggiungere due diversi punti in città».
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