Lazio, la nuova colata di cemento

Repubblica, Roma
15 Luglio 2010
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La casa del vicino ostruisce il panorama? Presto si potrà aggirare il problema con un piano in più. La Regione targata Polverini allarga le maglie del “piano casa”: le nuove cubature potranno sorgere anche in centro. Non solo nelle villette, ma pure nei palazzoni. E non solo in orizzontale, ma anche in sopraelevazione. A premere sull’acceleratore è Luciano Ciocchetti, vicepresidente e assessore all’Urbanistica, che per la nuova legge auspica «l’ok in giunta prima dell’estate, il via libera in Consiglio subito dopo». Così, dall’au-tunno, ci saranno altri tre anni per il “volano” che, nei piani di Ciocchetti, dovrebbe «portare fuori dalla crisi l’economia laziale, fatta di edilizia per un 35%». Come? Intanto «coinvolgendo Roma, dove finora mi risulta siano state presentate appena 12 domande, di cui solo una rientra negli attuali requisiti di legge». Troppo restrittivi, secondo Ciocchetti, per cui la nuova parola d’ordine è libertà di costruire: per farlo basterà la Dia (dichiarazione d’inizio attività). «Poi – spiega l’esponente Udc – abbiamo eliminato il vincolo che vietava di ampliare gli edifici oltre i mille metri cubi, escludendo di fatto i condomini di città». Altro “ostacolo” da rimuovere, per Ciocchetti, quello dell’ade-guamento antisismico: «Troppo costoso farlo per tutto l’edificio, lo chiederemo solo per la sezione che viene ampliata». «Una follia – attacca il capogruppo Pd Montino – Se aggiungi un peso ulteriore a un edificio che ha già problemi di stabilità, rischia di trascinarsi dietro tutto il palazzo». Sul piano nel complesso, aggiunge, «siamo disposti a trattare su tutto quello che va in direzione della lotta all’emergenza casa. Ma daremo battaglia su alcuni annunci in rotta di collisione con quanto concordato tra Stato e Regioni per evitare la cementificazione dei centri storici. Parliamo di interventi su palazzi di pregio, in zone sottoposte a vincoli, a pareri delle Sovrintendenze. Così si rischia di stravolgere il volto delle nostre città. Non solo: la possibilità indiscriminata di costruire nelle aree agricole darà il colpo di grazia alle ultime realtà contadine, per far spazio a terze e quarte case». Ciocchetti parla invece di «una battaglia per la riqualificazione dei centri storici, come si fa da tempo in Umbria e Toscana. I nostri si sono svuotati, abitati ormai solo dagli stranieri». E il rischio scempi? «Ci saranno le dovute cautele, con un Piano di recupero e la Conferenza dei servizi. Poi bisogna chiarire: una cosa sono i “centri storici” definiti dal Piano territoriale paesistico. Un’altra le “zone A” (centrali) dei piani regolatori: a Roma ne fanno parte quartieri, da viale Marconi al Pigneto, dove è tempo di cambiare. Avendo il coraggio di pensare a demolizioni e ricostruzioni come in tutte le altre capitali europee». Ma l’elenco dei nuovi “si può” è ancora lunghissimo. Qualche esempio: chi demolisce un edificio non residenziale dimesso per ricavarne abitazioni otterrà premi di cubatura fino al 50%. Chi lo fa sulle coste potrà spuntare perfino un raddoppio, se accetta di demolire e ricostruire al-l’interno.

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