Nel campo della cultura tra pubblico e privato c’è un ritardo di decenni da recuperare. Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, lo ha affermato più volte. La scorsa settimana quel divario si è un po’ accorciato: è entrato nel vivo il Pon – per la prima volta interamente dedicato ai beni culturali, con 114 milioni dei 490 complessivi riservati alle imprese del settore – ed è stato siglato un protocollo d’intesa tra ministero e Comitato fondazioni per l’arte contemporanea, la rete delle strutture private no profit nata per rilanciare il contemporaneo.
Ministro, ha scommesso anche sull’art bonus. Come sta funzionando?
È presto per fare bilanci. Posso però dire che ci sono segnali incoraggianti a livello di Comuni e fondazioni, che hanno ricevuto dimostrazioni di interesse da parte dei privati intenzionati a finanziare un intervento culturale. Diverso per le grandi aziende: tolto il contributo di Unicredit per il restauro dell’Arena di Verona, nessun’altra per il momento si è fatta avanti.
Forse lo sconto è poco incentivante.
Ci sono ancora due anni per verificarlo e comunque non penso proprio. Anzi, sto lavorando per rendere l’art bonus permanente con la percentuale di credito al 65%: conto di farlo con la prossima legge di stabilità. Certo, ci sono alcuni correttivi da apportare, come l’eliminazione del tetto del 5 per mille per i redditi d’impresa. Comunque, l’art bonus deve sì funzionare come incentivo per il privato che vuole finanziare la cultura, ma penso soprattutto a un suo valore pedagogico. Di recente sono stato a colloquio con i direttori del Metropolitan e del Guggenheim e mi raccontavano del crowdfunding che i musei negli Stati Uniti sono in grado di stimolare. Ho spiegato loro che qui da noi se vado a chiedere a Roma soldi per Brera o a Napoli risorse per un museo romano, porto a casa poco o nulla. Ecco: l’art bonus deve servire anche ad attivare la partecipazione sociale, di tutti, alla cultura del Paese.
Saranno permanenti anche il credito d’imposta per chi digitalizza gli alberghi e quello per chi li ristruttura?
Vediamo come funzionano. A differenza dell’art bonus, ci sono agevolazioni che possono valere di più se limitate nel tempo. Penso, per esempio, al bonus facciate, che tenterò di inserire nella prossima Stabilità. Un modo per incentivare i cittadini a rendere più belle le loro case, a riqualificare le città e i centri storici, a creare lavoro.
Ma già esiste il bonus ristrutturazioni. Cosa avrà quello per le facciate di più invitante?
Sarà più elevato.
Il 65% come l’art bonus ?
Questo non lo dico ancora.
A che punto sono le gare per i servizi aggiuntivi, in prorogatio da anni?
Ci sta lavorando Consip e il risultato si dovrebbe vedere dopo l’estate. Abbiamo pensato a diversi tipi di gara, ma mentre per quelle, per esempio, sulle pulizie o sulla guardiania si possono applicare le procedure che già Consip utilizza per le altre gare, per quelle che toccano più da vicino anche la gestione del museo, occorrono protocolli ad hoc.
Art bonus, sponsorizzazioni, altre agevolazioni fiscali per chi aiuta la cultura: ritiene sia ora di mettere un po’ d’ordine?
Ci sto pensando. In particolare, sulle sponsorizzazioni non è possibile che un privato che vuole finanziare la cultura debba passare per la procedura della gara. Si deve studiare un sistema altrettanto trasparente, ma più snello e veloce.
Dopo i due decreti legge, ci sarà a breve un altro intervento organico sulla cultura?
Stiamo lavorando a un disegno di legge che, a differenza dei due Dl che si sono concentrati sui beni culturali, avrà come tema quello delle attività culturali, cioè lo spettacolo, il teatro, la danza.
Quando dovrebbe vedere la luce?
Prima della pausa estiva o al più tardi in autunno.
Vi troverà posto anche l’idea di affidare i monumenti minori, magari aperti solo qualche giorno al mese, alla cura dei privati?
No, perché quest’ipotesi non ha bisogno di interventi normativi: è tutto scritto nel codice dei beni culturali. L’idea a cui sto lavorando è di affidare i musei statali chiusi o comunque poco fruibili alle associazioni no profit che operano nel settore dei beni culturali.
A che punto è la riforma del ministero? In particolare la nomina dei direttori dei venti super musei?
C’è stato un bando internazionale e ora la commissione sta vagliando le candidature. A fine luglio mi sottoporrà una terna per ciascun museo e da quei nomi sceglierò i direttori che hanno un inquadramento di prima fascia, mentre il direttore dei musei indicherà quelli che hanno un inquadramento di seconda fascia.
Cultura e turismo come leva dello sviluppo. La riforma dell’Enit ha subito una battuta d’arresto?
No. C’è solo che il nuovo statuto ha avuto un percorso un po’ travagliato. Prima è stato trattenuto da Palazzo Chigi per osservazioni.
Da leggere come una contrarietà di Renzi?
Ma no. Si discuteva se fondere l’Enit all’Ice. Poi è stato scelto di non seguire per il momento tale strada, che non è detto non venga ripresa in futuro. Lo statuto è stato poi inviato alla Corte dei conti, che ha fatto alcune osservazioni, a cui Palazzo Chigi ha risposto. Ora siamo pronti per far partire il nuovo Enit.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento