MILANO – Una boccata di ossigeno per le piccole e medie imprese e una possibile stangata sui conti della pubblica amministrazione: oggi è atteso il via libera definitivo del Parlamento europeo alla direttiva sui ritardi nei pagamenti alle aziende private fornitrici di beni e servizi agli enti pubblici. E gli effetti sull’Italia, dove gli arretrati della Pa avrebbero raggiunto quota 70 miliardi di euro, potrebbero essere importanti. In base alla nuova normativa, il limite massimo di tempo per la liquidazione delle fatture è di 30 giorni, prorogabile a 60 giorni per il settore sanitario o in presenza di casi eccezionali. Se questi termini non saranno rispettati, scatterà il pagamento di interessi di mora pari almeno all’8% (più il tasso di riferimento della Bce). Interessi che le imprese potranno richiedere automaticamente così come potranno ottenere un risarcimento minimo fisso di 40 euro a titolo di recupero spese che può essere richiesto anche per altri costi rimanenti. Quanto ai pagamenti tra aziende private, la direttiva stabilisce che le fatture dovranno essere liquidate entro 60 giorni salvo diversi accordi tra le parti che non risultino iniqui nei confronti del creditore. La direttiva – che, una volta approvata, dovrà essere recepita dai singoli governi in 24 mesi – metterà a dura prova il sistema dei pagamenti del settore pubblico in Italia e imporrà un cambio di marcia nelle procedure e nei tempi di liquidazione delle fatture. Oggi la media italiana dei pagamenti è di 186 giorni, con punte di 500-600 giorni nella sanità, in aumento rispetto ai 128 dell’anno scorso, con una percentuale di perdita su crediti aumentata dal 2,5% al 2,6%. E, stando alle stime più recenti, le imprese vantano 70 miliardi di crediti nei confronti della Pa. «Chi lavora deve essere pagato – commenta Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea che ha fortemente voluto questa direttiva nel quadro delle azioni in favore delle Pmi -. È un principio basilare ma gioca un ruolo cruciale per quanto riguarda la solidità di un’azienda, delle sue finanze e del suo accesso al credito». I ritardi di pagamento sono ancora «molto, troppo frequenti nelle operazioni commerciali nell’Unione europea – spiega Tajani -. Basti pensare che in Europa nell’ultimo anno la perdita di crediti è cresciuta dell’8 per cento. Tanto che, nel complesso, in Europa la perdita di crediti ha raggiunto quota 300 miliardi di euro. Tali ritardi causano effetti nefasti sulla competitività delle imprese europee in un periodo in cui per loro l’accesso al credito non è facile, in particolare per le piccole e medie imprese che contribuiscono, che per il 56% al Prodotto interno lordo europeo». La direttiva «aiuterà l’intera economia europea – aggiunge Tajani – iniettando nella tesoreria delle imprese una liquidità addizionale di circa 180 miliardi di euro». Ma non solo. Secondo Tajani, le nuove regole avranno l’effetto di motivare fortemente le autorità pubbliche che pagano con ritardo ad aggiornare i metodi di gestione. «In effetti – continua – quando un ente pubblico acquista beni o servizi, ha già iscritto a bilancio gli stanziamenti per quella spesa. Pertanto non dovrebbe essere difficile pagare puntualmente i creditori. Inoltre, va anche sottolineato che termini di pagamento più brevi comporteranno risparmi per le amministrazioni pubbliche». Il testo sul ritardo dei pagamenti lascia gli stati membri della Ue liberi di mantenere o adottare disposizioni più favorevoli al creditore di quelle necessarie per conformarsi alla direttiva. «Di conseguenza – conclude Tajani – la presente direttiva non impedisce che gli stati membri adottino termini di pagamento più brevi o sanzioni più severe».
La Ue vara i pagamenti sprint
Regole – Oggi il voto di Strasburgo per la revisione delle direttiva sui ritardi nei saldi delle transazioni commerciali
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