La Commissione europea ha avvertito ieri che nonostante la decisione di non bocciare in toto alcun bilancio previsionale per il 2015 potrebbe comunque in novembre chiedere «misure ulteriori» di risanamento dei conti se la Finanziaria di alcuni paesi non rispettasse pienamente il Patto di Stabilità. Entro la fine del prossimo mese, l’esecutivo comunitario dovrà pubblicare nuove previsioni economiche e soprattutto presentare opinioni ragionate sui bilanci per l’anno prossimo.
Bruxelles ha annunciato martedì sera che nessuna Finanziaria era in grave violazione delle regole europee, e che quindi non vedeva la necessità di respingere d’emblée nessuno dei testi che le sono stati inviati a metà mese (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). «Tuttavia, voglio avvertire che questo non significa necessariamente che tutti i bilanci previsionali saranno considerati in pieno rispetto del Patto di stabilità e di crescita», ha spiegato ieri qui a Bruxelles Jyrki Katainen, commissario agli affari economici.
Nel mirino sono Italia e Francia. Su pressione di Bruxelles, il governo Renzi ha migliorato il suo bilancio previsionale, aumentando da 0,1 a 0,3% del Pil la riduzione del deficit strutturale nel 2015. Katainen ha definito «costruttivo» l’atteggiamento italiano. Ma ha aggiunto: «Non voglio pregiudicare l’analisi della Commissione». Entro novembre, Bruxelles deve preparare una analisi approfondita delle Finanziarie europee, dopo che negli ultimi 15 giorni si è limitata a un controllo di massima.
In un comunicato, l’esecutivo comunitario ha precisato che le sue opinioni in questo frangente «sottolineeranno se misure ulteriori o diverse debbano essere adottate per assicurare il pieno rispetto» del Patto. Le regole europee richiedono per l’Italia una riduzione del deficit strutturale di almeno lo 0,5% del Pil. È noto che Bruxelles guarda con cautela a due poste inserite in Finanziaria: tagli alla pubblica amministrazione per 15 miliardi e introiti dalla lotta all’evasione fiscale per 3,8 miliardi.
Come ha spiegato lo stesso Katainen, l’analisi della Commissione vorrà tenere conto sia delle misure di modernizzazione dell’economia, sia delle nuove previsioni comunitarie, attese per martedì. In maggio, le ultime stime della Commissione prevedevano una crescita italiana nel 2015 dell’1,2%. È probabile, stando alle ultime indicazioni congiunturali, una netta revisione al ribasso. In questo fragile contesto, c’è il desiderio di dare maggiore peso alle riforme economiche che al risanamento di bilancio.
La situazione francese è particolarmente delicata. Non solo il paese ha presentato a Bruxelles misure aggiuntive di finanza pubblica senza particolare mordente, ma il suo deficit è sopra al 3,0% del Pil da oltre sei anni. Sul fronte delle riforme economiche, Katainen ha spiegato a proposito dell’Italia: «L’agenda delle riforme è ambiziosa, politicamente delicata, ma assolutamente necessaria (…) Il piano per migliorare la crescita potenziale è buono. È importante che sia adottato da ambedue le Camere e attuato».
In più di una occasione, Commissione e Consiglio si sono detti pronti, nel decidere come considerare l’andamento dei conti pubblici, di valutare le riforme non proprio ex ante ma almeno passo passo, senza quindi aspettare il pieno dispiegamento del loro effetto. Tuttavia, è chiaro che all’esecutivo comunitario non basta che la riforma sia stata approvata dal Parlamento. Deve anche essere entrata pienamente in vigore attraverso decreti legge, regolamenti amministrativi, atti delegati.
La partita italiana è quindi tutt’altro che finita. Sul paese pesa anche la minaccia di una procedura per squilibrio macroeconomico eccessivo, legato a debito elevato e bassa competitività. Bruxelles deve presentare entro fine anno un rapporto. La procedura prevede che la Commissione chieda al Consiglio l’apertura formale dell’iter e che al Paese venga chiesto di adottare misure correttive entro una data limite.
Nel caso di mancato rispetto delle raccomandazioni sono possibili anche sanzioni pecuniarie.
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