Ai sindaci gli oltre 800 milioni messi sul piatto dal governo non bastano. Anche perché, spiegano, oltre metà se ne andrebbero tra provvidenze ad hoc per Milano e Parma e interventi speciali che sono ancora tutti da definire. Stando alla relazione tecnica dell’esecutivo, da solo l’allentamento del patto di stabilità (su cui si veda altro articolo a pagina 35) vale 484 milioni. Di questi, 14 andranno a Parma per coprire le uscite dovute all’insediamento dell’agenzia europea per l’alimentazione, mentre una quota ancora da definire sarà destinata a Milano per escludere le poste collegate a Expo 2015 e ad altri “interventi speciali” ancora da definire. Sugli altri aspetti del patto, il maxiemendamento conferma i progetti governativi emersi nelle scorse settimane: calcolo dei saldi su base triennale anziché annuale; esonero delle spese per calamità naturali; proroga di un anno per alcune misure in scadenza nel 2010 (taglio del 30% di indennità e gettoni nei comuni che sforano e possibilità di non computare il costo dei grandi eventi, nei limiti del finanziamento statale); esenzione dei possibili costi di manutenzione di beni ricevuti con il federalismo demaniale. Completano il set di interventi per gli enti locali i 60 milioni del fondo che servirà a coprire gli interessi passivi maturati dai comuni virtuosi per il ritardato pagamento dei fornitori e i 344 milioni (contenuti però nel ddl bilancio) per la quota del rimborso sull’Ici della prima casa abolita nel 2008 ma non ancora restituita ai comuni. Il meccanismo del “bonus”, limitato a pochi casi eccezionali e rinviato a gennaio nella sua definizione, è bocciato senza appello dai sindaci. «Non c’è nulla di quello che avevamo chiesto – sottolinea il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino – ed è sbagliata la logica, figlia di trattative singole con poche città; per gli altri in pratica non cambia niente». Anche dopo il maxiemendamento, i calcoli di Anci e Ifel dicono infatti che 977 comuni (cioè quasi la metà di quelli soggetti al patto di stabilità) sono chiamati a una manovra che supera l’8% delle loro spese, in 220 comuni la richiesta è superiore ai 100 euro ad abitante e ci sono casi in cui il taglio si aggira sopra il 30 per cento. «Misure assolutamente insostenibili», chiosa Chiamparino, che chiede al governo una nuova correzione: una clausola di salvaguardia che fissa un tetto all’8% nel rapporto fra l’obiettivo di ogni comune e la sua spesa corrente media nel 2006/2008. Nel caso dei comuni più grandi, sopra i 700mila abitanti, il tetto salirebbe al 12 per cento. «Tremonti si era impegnato con noi per trovare 400 milioni da destinare al patto di stabilità – sottolinea Gianni Alemanno, sindaco di Roma e presidente del consiglio nazionale dell’Anci – e questo impegno non è onorato. È indispensabile che il governo estenda il bonus a tutti, e trovi altre coperture per gli interventi speciali».
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