Ecco come ha esordito il presidente Cantone: “Desidero innanzitutto rivolgere un ringraziamento alla Guardia di Finanza per l’invito, al Generale Toschi e al Generale Pezzuto per aver organizzato un dibattito così interessante. Poiché il tempo a mia disposizione è poco, proverò a svolgere la mia relazione velocemente.
Prima domanda-provocazione: la crisi economica ha un’incidenza diretta sulla corruzione? Vari studi internazionali ritengono di sì. È difficile individuare con certezza dati statistici, ma un elemento indicativo è che i momenti di crisi sono quelli in cui spesso poi emergono, anche dal punto di vista giudiziario, una serie di episodi di corruzione. Questo accade perché la forte riduzione delle commesse fa sì che ci sia chi, pur di ottenerle, sia disposto a utilizzare qualunque mezzo, introducendo di fatto un meccanismo di forte “concorrenza” nel sistema della corruzione. In questo senso c’è dunque una correlazione diretta fra crisi economica, riduzione degli investimenti pubblici e rischio di aumento della corruzione. A maggior ragione, perciò, una politica di prevenzione diventa uno strumento fondamentale sia per far rispettare le regole, sia per evitare che i meccanismi di riduzione della spesa lo siano solo sulla carta. Il motivo è evidente: l’imprenditore che ha pagato una tangente sarà portato a recuperarla con un’offerta non del tutto congrua, col risultato che ciò che in un primo momento appare come un risparmio in seguito diventa in realtà un costo ulteriore per l’amministrazione.
Nel 1991-1992, ad esempio, le indagini di Tangentopoli ebbero un aumento esponenziale in un momento politico-sociale molto particolare, anche se ciò non significa affatto che fino a quel momento non ci fosse corruzione. Prima probabilmente essa era solo più difficile da scoprire, perché la possibilità di spartirsi la torta era molto maggiore”.
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