Fiducia al Senato ieri con 170 sì e 136 no, fiducia tra breve anche alla Camera. Nel giorno in cui il governo incassa il via libera alla manovra correttiva da 24,9 miliardi, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, conferma che il testo del provvedimento appena approvato da palazzo Madama è blindato: nessuna modifica alla Camera, che lo convertirà in legge entro il 29 luglio nell’attuale versione. «Fiducia dà fiducia», risponde Tremonti a chi gli chiede se anche a Montecitorio si replicherà il copione del Senato. Sarà lo stesso ministro dell’Economia a illustrare mercoledì mattina in commissione bilancio della Camera le novità contenute nel testo. «La manovra – osserva – è passata molto bene. Il Senato ha davvero migliorato il testo. Dicono che la manovra non basta. Io dico che nella manovra ci sono le pensioni e c’è anche Pomigliano». Il ragionamento di Tremonti è che le pensioni stabilizzano il nostro sistema «facendone il più sostenibile in Europa e per le famiglie questo vuol dire tranquillità e serenità. Con Pomigliano per la prima volta non è il lavoro che esce dall’Italia ma è il lavoro che entra in Italia». E più tardi: «Questa non è la mia manovra ma quella del governo Berlusconi». Dall’opposizione si contesta però in toto l’impianto stesso del decreto. È la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, a ricordare a Tremonti che la manovra «è fortemente iniqua e recessiva, ed è destinata a impoverire il paese di ogni prospettiva di crescita e sviluppo ». Le parole del ministro Tremonti su austerità e rigore «risuonano e hanno un senso se insieme c’è un’altra parola: giustizia. Ma austerità e rigore sono parole che hanno avuto un significato quando venivano pronunciate da persone come Berlinguer e Ciampi ». Replica il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri: «Grazie alla manovra apriremo una stagione di crescita e sviluppo, grazie anche al forte consenso delle parti sociali». Dal passaggio in Senato il decreto del governo esce con i saldi immutati, e resta fermo l’obiettivo di ridurre il deficit dal 5% del 2010 al 3,9% nel 2011 e al 2,7% nel 2012. Proiettata sul biennio, la manovra ha un impatto sul fronte della spesa per 14,89 miliardi, cui vanno ad aggiungersi 10 miliardi di maggiori entrate. La gran parte dei tagli si concentra sulle regioni a statuto ordinario che dovranno ridurre le spese per 8,5 miliardi nel biennio (1,5 miliardi per le regioni a statuto speciale). Circa 4 miliardi sono a carico dei comuni, 800 milioni delle province. Dai tagli lineari del 10% ai ministeri sono attesi 750 milioni, mentre dal fronte delle maggiori entrate si prevedono 4,5 miliardi per effetto del potenziamento dei processi di accertamento e 3,1 miliardi dal pacchetto antievasione. Archiviata sostanzialmente la partita con il decreto, a partire della ripresa autunnale l’attenzione si sposterà sulla messa a punto della prossima «legge di stabilità» (la vecchia Finanziaria) che dovrà essere predisposta entro il 15 ottobre. Un’occasione per avviare iniziative in favore della crescita, come auspica la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ma anche il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: «La manovra è necessaria, ma ora va rafforzata il circuito tra stabilità finanziaria e spinta alla crescita attraverso l’avanzamento del cantiere delle riforme». Quanto agli effetti della crisi, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, propone di «prendere un pezzo del debito accumulato dalla crisi in poi e metterlo in un fondo sovrano, e pagarlo con una tassa sulle transazioni finanziarie». Da ieri Sky TG24 con un’apposita grafica ha deciso di aggiornare in tempo reale l’incremento del debito pubblico. Alle 10,16 mattina eravamo a quota 1.829,870 miliardi. Qualche minuto dopo a 1.829,871miliardi.
I conti della «finanziaria» – 14,3 miliardi
Manovra netta 2011 – Con riferimento al saldo netto da finanziare, è la manovra netta (ovvero l’entità netta delle correzioni dei saldi data dalla somma delle maggiori entrate e delle minori spese) prevista per il 2011. Le misure prevedono che la manovra si attesti sui 24,9 miliardi nel 2012 e a 24 miliardi nel 2013 693 milioni
Lato entrate – È quanto la manovra prevede come impatto nel 2010. Le cifre lievitano a 4.095 milioni nel 2011, 10.091 milioni nel 2012 e 8.004 milioni nel 2013. Derivano principalmente dal potenziamento dei processi di accertamento, da misure anti-evasione, riduzione dell’acconto Irpef, pedaggi Anas e canoni di concessione 662 milioni
Lato spese – Gli effetti netti evidenziano un aumento per il 2010 ma riduzioni crescenti per il triennio 2011-2013: 7.958 milioni nel 2011, 14.891 milioni nel 2012 e 16.957 milioni nel 2013. Le misure che concorrono maggiormente sono quelle relative al pubblico impiego, i tagli lineari alle missioni e le riduzioni dirette agli enti territoriali 741 milioni
Il processo di accertamento – È l’importo stimato, per il 2011, dall’aggiornamento dell’accertamento sintetico. L’importo previsto per il 2012 è di 708 milioni, che salgono a 814 nel 2013. 400 milioni
La sola riscossione – Sono i soli effetti valutati per l’anno 2011. Stimati in 1,5 miliardi nel 2012 e 1,3 miliardi nel 2013 246 milioni
Sanità – Gli effetti della spesa per la sanità sono valutati in tale cifra nel 2011 e in 628 milioni per ciascuno degli esercizi 2012 e 2013. Derivano dalla sospensione delle procedure contrattuali per il triennio 2010-2012, facendo salva la vacanza contrattuale e dal blocco degli adeguamenti per i non contrattualizzati 175 milioni
Scuola – Per il comparto scuola, le economie di spesa stimate ammontano a questa cifra per il 2011, a 329 milioni per il 2012 e a 494,5 milioni per il 2013, che escludono il triennio 20102012 dalla maturazione degli scatti stipendiali
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