La lotteria degli ineleggibili

L’intervento

Corriere della Sera
21 Settembre 2010
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Certo: a poteri speciali devono corrispondere premi e sanzioni altrettanto speciali. Ma non è un po’ troppo speciale il trattamento riservato ai governatori delle Regioni incapaci di mantenere i conti a posto? Il presidente di una Regione che non sa risparmiare meriterà di essere l’unica vittima politica della nuova legge sul federalismo fiscale? Si prevede, infatti, nella nuova bozza governativa sul federalismo fiscale, che gli amministratori regionali che dovessero fallire nel compito virtuoso di tenere a bada i bilanci potranno essere perciò «ineleggibili». Ti sei dimostrato un eletto incapace, immeritevole, fallimentare? La punizione consiste nel non poter avere un’altra chance. Nel non essere considerato degno di essere eletto nuovamente. Così si introduce un elemento di sicura responsabilità. Un controllo sulle politiche fatte. Un deterrente sicuro. Una sollecitazione a contenere le spese, a non incrementare gli sprechi, a non dilapidare le risorse pubbliche. Una frustata per restare sulla retta via della virtù finanziaria. Già, ma perché allora soltanto per i governatori? Per quale ragione un sindaco di piccole e grandi città non deve essere sottoposto allo stesso severo trattamento? E un presidente della Provincia può essere rieletto in un qualsiasi momento anche se i conti non stanno a posto? Se poi si volessero introdurre criteri minimi di equità, non si capisce perché un parlamentare che si è impegnato con gli elettori a realizzare alcune cose, può candidamente ripresentarsi alle elezioni successive anche se è stato platealmente inadempiente. E a maggior ragione un ministro che non sa contenere il deficit del suo dicastero, sarà eleggibile o sarà equiparato al presidente di una Regione? E il primo ministro, che addirittura è il responsabile supremo di una politica di governo, del-l’amministrazione, dei conti pubblici, non dovrà essere sottoposto anche lui alle forche caudine dell’ineleg-gibilità? Sarebbe il panico, se quel criterio venisse applicato erga omnes. Non si capisce allora perché tanto accanimento contabile solo e soltanto sui governatori. Colpirne uno per educarne cento?

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