ROMA – Politicamente Slow food potrebbe essere definita «un partito degli ex». Ex militanti che hanno sostituito l’impegno civile a quello partitico oppure ex amministratori locali che hanno voluto dare un seguito alle battaglie avviate nel corso del loro mandato. A spiegarlo è Roberto Burdese, presidente dell’associazione fondata nel 1986 da Carlo Petrini per difendere il piacere legato al cibo e tornata agli onori della cronaca negli ultimi giorni perché il compianto sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, era anche vicepresidente delle «città slow»: una rete di 70 municipi selezionati lungo lo Stivale per rispetto dell’ambiente e qualità della vita. La sinergia con Vassallo, spiega Burdese, era nata sul campo. Dalla «condivisione degli stessi valori» e dall’intento comune di difendere alcuni interessi legati al territorio come la piccola pesca o i prodotti tipici. Come avvenuto con tanti altri primi cittadini, a prescindere dallo schieramento di appartenenza. Due gli esempi citati:l’ex primo cittadino di Francavilla a Mare (Chieti), Roberto Angelucci, di centro-destra; l’ex vicesindaco di San Miniato (Pisa), Raffaella Grana, di centro-sinistra. Entrambi, aggiunge, hanno continuato ad abbracciare la causa di Slow food anche dopo aver riposto nell’armadio la fascia tricolore. Eppure tra gli amici o i compagni di strada di Slow food non mancano politici di primo piano. Come Gianni Alemanno che è intervenuto a ben tre congressi nazionali di Slow food: nel 2002, nel 2006 e nel 2010 quando era, rispettivamente, ministro delle Politiche agricole, semplice esponente dell’opposizione e sindaco di Roma. Oppure il governatore della Puglia Nichi Vendola che ha partecipato di recente alla presentazione a Bari dell’ultimo libro di Petrini. Più conflittuale, invece, il rapporto intessuto con il presidente della regione Veneto Luca Zaia. Se è vero che l’esponente del Carroccio si è dimostrato vicino all’associazione sulla lotta agli Ogm allo stesso modo non si può negare che ne è rimasto ben lontano quando si è discusso di quote latte o del panino McItaly. Tra i sostenitori di Slow Food si può certamente annoverare anche il coordinatore piemontese del Pdl Enzo Ghigo. Il quale nel 1995, da governatore, condivise l’idea di organizzare a Torino il salone del gusto e 10 anni dopo sponsorizzò il meeting mondiale Terra madre. Un’iniziativa, quest’ultima, confermata negli anni seguenti dalla democratica Mercedes Bresso.
La grande famiglia dei politici «slow»
La preferenza bipartisan per la comunità che ama il territorio e i prodotti tipici
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