Ora, senza un colpo di reni o un’altra soluzione parlamentare, difficilmente quel disegno di legge (l’atto Camera 5291) arriverà al traguardo dell’approvazione. Manca davvero troppo poco tempo alla fine della legislatura perché la delega fiscale possa essere approvata in commissione e in Aula e poi passare al Senato, dando per scontato che in seconda lettura non dovrebbe essere cambiata neanche una virgola. Senza dimenticare che poi ci sarebbe tutta la fase dei decreti delegati, che comunque richiedono un parere parlamentari.
Eppure, oltre ai due pezzi forti dell’abuso del diritto e della revisione del catasto (con il passaggio dai vani al catasto), il progetto contiene anche l’idea di una misurazione continua e costante dei fenomeni dell’evasione e dell’erosione fiscale. Su quest’ultimo punto, il bagaglio di esperienza di Ceriani si legge tra le righe. L’articolo 4 punta, infatti, a un monitoraggio annuale: la strada delineata è quella di un rapporto annuale del Governo sulla base di metodi e di criteri stabili nel tempo, che consentano anche un confronto con i programmi di spesa. L’altro passaggio-chiave è la delega all’Esecutivo a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali «ingiustificate, superate alla luce delle mutate esigenze economiche o che costituiscono una duplicazione» fermo restando alcuni punti-cardine come la tutela, tra gli altri, della famiglia, della salute e dei soggetti svantaggiati.
Il rischio concreto è che tutto questo non riesca a vedere la luce. A meno che le norme in questione non confluiscano in qualche altro veicolo legislativo da qui alla fine dell’anno.
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