MILANO – «Uno Stato membro non può subordinare l’apertura di grandi esercizi commerciali a considerazioni economiche quali l’incidenza sul commercio al dettaglio preesistente o il livello d’insediamento del-l’impresa sul mercato»: una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea contro la Spagna punta i riflettori sulla libertà d’impresa e di concorrenza a vantaggio delle catene della grande distribuzione di tutta Europa, Italia compresa. Secondo la sentenza, infatti, la normativa spagnola costituisce una restrizione alla libertà di stabilimento prevista dal Trattato comunitario. «Un fatto positivo» la definisce Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione «perché rinsalda il concetto di libertà d’impresa che noi sempre affermiamo. Siamo infatti convinti che gli impianti normativi degli enti locali in materia urbanistica e di programmazione commerciale non debbano vincolare lo sviluppo del commercio con limiti quantitativi (numero di nuovi punti vendita, metri quadri complessivi di superfici), ma si debbano orientare solo a stabilire i termini qualitativi che devono essere osservati per i nuovi insediamenti, come la tutela dell’ambiente e il rispetto delle norme di sicurezza». L’Italia ha peraltro già recepito a livello nazionale nel marzo del 2010 la direttiva Bolkestein finalizzata a garantire maggiore libertà e concorrenza nel-l’ambito dei servizi, comprendendo in quest’ambito anche la libertà di stabilimento degli esercizi commerciali. «Tuttavia, come spesso accade nelle materie di stretta competenza regionale e locale come è il commercio – continua Cobolli Gigli -, non tutte le regioni hanno a loro volta recepito la direttiva europea e chi lo ha fatto ha talvolta alterato lo spirito del provvedimento mantenendo quei vincoli quantitativi che invece dovrebbero essere smantellati. Il risultato è che, ancora una volta, su un aspetto così rilevante per le imprese del commercio ci troviamo di fronte a un’Italia a macchia di leopardo, una situazione che crea costi e inefficienze per aziende che operano in ambiti nazionali o ultraregionali come sono quelle della gdo. Ci auguriamo quindi che questa ulteriore affermazione di principio da parte della Corte di Giustizia europea possa servire per uniformare i comportamenti degli enti locali verso criteri di maggiore apertura dei mercati e libertà d’azione per le imprese». La sentenza potrebbe innescare una reazione a catena da parte di aziende della gdo che rivendicano i propri diritti. E tutto questo a discapito dei piccoli esercizi che sarebbero ancora più esposti alla concorrenza di super e ipermercati. «Non è una bella notizia per noi – spiega Giuseppe Dell’Aquila, responsabile dell’area legislativa di Confesercenti -. La sentenza sul caso spagnolo inciderà fortemente sulle programmazioni di nuove aperture in Catalogna, la regione chiamata in causa, e potrebbe avere risvolti anche in Italia, dove alcune regioni mantengono ancora limitazioni alle inaugurazioni della gdo. Speravamo che tra le restrizioni alla libertà di stabilimento fossero previste delle tutele per i piccoli esercenti che ogni giorno manifestano l’esigenza di un intervento politico che permetta loro di restare “vivi”. Auspichiamo che si possa trovare uno strumento per sostenere i piccoli. Forse si può raggiungere lo stesso obiettivo con sistemi meno drastici».
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