Le società strumentali degli enti locali vanno alienate o sciolte entro la fine dell’anno, perché lo impone la spending review targata Mario Monti, ma la chiusura può essere evitata se l’azienda è in house. Il principio è stato fissato dalla Corte dei conti della Liguria (delibera 53/2013 della sezione di controllo), ed è rivoluzionario: le società strumentali sono praticamente tutte in house, per cui il dilemma «privatizzazione o chiusura» non riguarderebbe quasi nessuno. La stessa spending review vieta alle strumentali di ricevere dall’anno prossimo affidamenti diretti? Non importa, a quanto pare.
Certo, la vicenda non è inedita, perché di leggi scritte con intenti “rivoluzionari” e poi svuotate dal lavorio interpretativo che ne accompagna la (non) applicazione è piena la Gazzetta Ufficiale: la storia delle società strumentali, però, è illuminante, perché fa risaltare l’eterno conflitto fra regole scritte male e la passione italiana per la deroga, la proroga (i termini delle gare per la privatizzazione sono appena stati rinviati di sei mesi) e l’eccezione che, lungi dal confermare la regola, finisce per ucciderla.
La norma sulle strumentali (articolo 4 del Dl 95/2012) in teoria sarebbe chiara: le società che sono «controllate» da una Pubblica amministrazione, e che ricavano dal rapporto con la Pa almeno il 90% del proprio fatturato, vanno privatizzate o chiuse e gli enti le devono sostituire ricercando i servizi sul mercato.
Altrettanto chiaro il presupposto, giusto o sbagliato che fosse: le strumentali sono mediamente inefficienti, spesso nate per far crescere l’occupazione o dribblare il Patto di stabilità, per cui la loro privatizzazione farebbe risparmiare i conti pubblici. Tutto bene, fin qui, ma basta procedere per qualche riga e la questione si complica. Al comma 8 spunta infatti un’altra regola, che in pratica salva fino a fine 2014 gli affidamenti diretti non in linea con le regole Ue. Questa seconda regola guarda ovviamente ai servizi pubblici locali, travolti dall’uno-due assestato dal referendum e dalla sentenza della Corte costituzionale che ne hanno azzerato l’ultima “riforma”, ma il testo si guarda bene dallo specificarlo. Proprio qui si appigliano i magistrati liguri, rispondendo alla Provincia di Genova: «la norma speciale», che salva l’in house, «deroga alla norma generale», che chiede l’addio alle strumentali. Con tanti saluti a un’altra “riforma”.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento