Avete mai tentato di immatricolare la vostra automobile in un altro Stato membro? O di immatricolare in Italia un’automobile che avete acquistato all’estero? Quella che dovrebbe essere una procedura semplice si trasforma spesso in un incubo burocratico, irto di onerose formalità e lungaggini. Gli Stati membri impongono che le automobili che si trovano permanentemente sul loro territorio vengano immatricolate tramite le autorità locali e conformemente alle regole nazionali. Ma tali regole non vengono applicate in modo coordinato tra i vari paesi dell’UE.
Mirando a semplificare questa situazione, la Commissione europea ha indetto oggi una consultazione pubblica volta a identificare le principali difficoltà incontrate dai cittadini e dalle imprese dell’UE quando trasferiscono un’automobile acquistata e immatricolata in uno Stato membro verso un altro Stato membro. La consultazione permetterà di conoscere il punto di vista dei cittadini e delle altre parti interessate sulle questioni legate all’immatricolazione delle automobili e consentirà la messa a punto di interventi volti a rimuovere anche questo ostacolo alla libera circolazione dei beni e dei servizi.
Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e commissario responsabile per l’industria e l’imprenditoria, ha affermato: “Acquistare un’automobile in uno Stato membro e poi trasferirla in un altro non dovrebbe essere un’operazione complicata. Questa consultazione pubblica ci permetterà di comprendere meglio i problemi che incontrano i cittadini e le imprese e di raccogliere idee sul modo per migliorare la situazione. Il nostro obiettivo è risparmiare tempo e denaro nell’interesse dei consumatori e delle imprese, nonché degli uffici di immatricolazione negli Stati membri.”
Oggi i cittadini che acquistano un’automobile in uno Stato membro e la trasferiscono permanentemente in un altro Stato membro si trovano ancora di fronte a una serie di problemi. L’obbligo di dover fornire le informazioni che non erano già state presentate in occasione della precedente immatricolazione del veicolo provoca infatti una serie di formalità burocratiche e di spese inutili.
Attualmente tali problemi coinvolgono:
- i cittadini che trasferiscono la loro automobile già immatricolata in uno Stato membro verso un altro Stato membro;
- le imprese proprietarie di veicoli che usano in altri Stati membri i veicoli immatricolati in uno Stato membro;
- le società che vendono autoveicoli di seconda mano in altri Stati membri;
- le società di autonoleggio e di leasing di autovetture.
L’obbligo di immatricolare un veicolo a motore precedentemente immatricolato in un altro Stato membro può inoltre porre problemi agli uffici di immatricolazione e alle autorità fiscali degli Stati membri verso cui sono trasferiti tali veicoli.
Contesto
La semplificazione delle formalità e delle condizioni per l’ immatricolazione dei veicoli precedentemente immatricolati in un altro Stato membro rientra nell’iniziativa strategica della Commissione per rilanciare il mercato unico, un elemento essenziale della strategia Europa 2020. L’iniziativa fa parte infatti delle azioni enunciate nella relazione UE sulla Cittadinanza 2010 che integra l’Atto per il Mercato unico del 2010.
SOLVIT, lo strumento on line europeo per individuare e risolvere i problemi legati al mercato unico, segnala che il 5% dei casi sottoposti sono legati all’ immatricolazione dei veicoli. La maggior parte riguardano l’importazione nello Stato membro di normale residenza o l’immatricolazione in uno Stato membro diverso da quello di normale residenza. Tra i problemi principali vi è l’obbligo di esibire un certificato nazionale di conformità anche per i veicoli precedentemente immatricolati in un altro Stato membro.
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