BARI – Il «cialtroni» è entrato a pieno titolo nel lessico politico italiano e la confusione istituzionale ha fatto un ulteriore passo avanti grazie a Tremonti che ha destinato questo epiteto agli amministratori delle regioni meridionali ritenuti incompetenti e spreconi. Questi hanno giustamente ed immediatamente reagito perché si sono sentiti insultati sia come amministratori che come meridionali. Anche come persone pensanti che ne hanno abbastanza di un mondo fatto come un film di John Ford con i buoni tutti da una parte ed i cattivi (meridionali, magistrati, sindacalisti, professori, giornalisti, ecc.) dal-l’altra. Gli insulti, però, fanno da sempre parte della scena politica di tutto il mondo. A Londra nella libreria delle Houses of Parliament è possibile acquistare per poche sterline un volumetto che raccoglie un’antologia di insulti parlamentari. Sempre in Gran Bretagna, il quotidiano Telegraph ha recentemente pubblicato i dieci peggiori insulti delle elezioni del 2010. Frasi pittoresche ma complessivamente più vicine al linguaggio delle signorine di Gozzano che giocavano a volano piuttosto che al «cialtroni » di Tremonti ed al «coglioni » che Berlusconi regalò agli imprenditori lombardi che manifestavano qualche simpatia per il centro sinistra. Nella politica spettacolo gli insulti fanno scena, sensazione e qualche volta ascolto esattamente come nei talk show. Chi non ricorda Sgarbi che in televisione cercava di riempire il vuoto delle sue argomentazioni culturali con insulti e turpiloquio sostenendo che l’epiteto è una forma letteraria? Esigenze di scena, dunque, anche se Palazzo Chigi, per quanti sforzi facciano i suoi inquilini, non è ancora assimilabile all’Isola dei famosi. Quello di «cialtrone» è titolo certamente meritato da più di un amministratore, meridionale e non. In quanto a sprechi è probabile che alla Regione siciliana siano prossimi al record mondiale. Inseguono in gruppo mini province, archeologici consorzi di bonifica, inutili comunità montane. E sgranati, come in ogni tappa del Giro, pedalano tutti gli altri «cialtroni». Via libera, quindi, ad una classifica generale dei cialtroni che, aperta ai contributi di tutti i lettori, può da subito e per fare un esempio, comprendere: i cialtroni dell’emergenza, che hanno dilapidato (e regalato) miliardi per costruire alla Maddalena o a Roma alberghi e piscine mai inaugurati e già in rovina e porti inutilizzabili; i cialtroni dell’università che comprano palazzi per non usarli o per destinarli, nella migliore delle ipotesi, a biblioteche che per mancanza di fondi non possono più comprare libri; i cialtroni parlamentari i quali dopo aver annunziato di essere pronti ai sacrifici hanno rinviato gli stessi all’anno prossimo mentre il taglio sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici è già in atto; i cialtroni governativi i quali dopo aver affilato le forbici del risanamento hanno nominato un nuovo ministro i cui compiti sono ancora assolutamente ignoti ma che, a detta dello stesso Tremonti, era low cost dal momento che costava solo un milione di euro all’anno. Somma che per non far nulla sembra sinceramente eccessiva.
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