Ora che la banca dati delle opere incompiute ha preso il via, il prossimo appuntamento per imprese e amministrazioni del settore degli appalti pubblici è il primo gennaio. Data in cui, se non ci saranno sorprese dell’ultima ora, diventerà operativa la Banca dati nazionale dei contratti pubblici, gestita dall’omonima Autorità.
Pensata per snellire il carico di documenti che imprese e professionisti devono presentare a ogni gara, la Banca dati sarà obbligatoria non solo per gli appalti di lavori pubblici, ma anche per quelli di servizi e di forniture, a partire da una soglia unica di 40mila euro.
Questo strumento, ribattezzato «Avcpass», eliminerà l’onere di presentare negli appalti all’amministrazione i certificati che comprovano i requisiti: dal casellario giudiziale al Durc, dalla regolarità dei versamenti alle Casse professionali al certificato antimafia.
Tutto sarà gestito attraverso un dialogo diretto tra Autorità di vigilanza sui contratti pubblici ed enti competenti per il singolo certificato.
In questo modo la Banca dati dei contratti – prevista dal primo decreto legge sulla spending review (il Dl 5/2012) – dovrebbe garantire, a regime, un risparmio per le imprese di circa 140 milioni di euro l’anno, tra dematerializzazione e minori oneri burocratici.
Ma la macchina da mettere in moto è molto complessa. Basti pensare che ogni anno, secondo i dati forniti dalla stessa Autorità, vanno in gara oltre 125mila contratti, tra opere pubbliche, servizi e forniture di beni, per un valore che nel 2012 ha superato i 95 miliardi di euro. E infatti la prima partenza avrebbe dovuto, per legge, essere a gennaio di quest’anno ma è stata fatta slittare per dare modo a imprese e Pa di abituarsi. Quindi, anche se il Dl sulla spending review fissa ancora il termine del primo gennaio 2013, in realtà l’Avcpass diventerà l’unica via di comprova dei requisiti di gara (sempre salvo proroghe) soltanto dal prossimo primo gennaio, non più a scaglioni ma in modo unico per tutte le gare sopra i 40mila euro.
Come funzionerà? Per le imprese e i professionisti cambia poco: continueranno a partecipare alle gare dimostrando i requisiti morali, tecnici ed economici con autocertificazioni. Al momento delle verifiche – obbligatorie sui vincitori e su un campione di concorrenti – sarà la stazione appaltante a collegarsi all’Avcpass per richiedere il documento di comprova. Al momento saranno acquisiti in via telematica il Durc e il certificato del casellario giudiziale. Mentre, in assenza della Banca dati antimafia del Viminale, sarà l’Authority a farsi carico di richiedere – in via cartacea – le verifiche sull’antimafia.
La vera scommessa quindi sarà nella tenuta e nei tempi di risposta di tutto il sistema, che fa dell’Authority l’unico punto di snodo. «Noi siamo pronti – dichiara il consigliere dell’Autorità che segue la banca dati, Luciano Berarducci – ora bisogna vedere quanto anche il mercato vorrà aderire».
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