<p>Sono questi i numeri che emergono dalla sesta Relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale nella Ue elaborata dalla Commissione europea, che viene presentata questa mattina a Roma (si veda il box). Il rapporto fa il bilancio dei fondi distribuiti tra il 2007 e il 2013 e traccia le linee guida per la tranche 2014- 2020: Fondo sociale europeo, Fondo per lo sviluppo regionale e fondi di coesione. «Occorre prendere atto che le politiche di coesione in questo periodo sono state essenziali per sostenere il pesante decremento degli investimenti pubblici», ammette Alessandro Laterza, vicepresidente Mezzogiorno e Politiche Regionali di Confindustria. Grazie agli investimenti della Ue, ad esempio, sono stati costruiti 3mila chilometri di reti di trasporto europee.</p>
<p>Le politiche per la coesione hanno aiutato direttamente anche le imprese: tra il 2007 e il 2013 il Fondo per lo sviluppo regionale ha investito in 200mila progetti di Pmi, in 80mila imprese in fase di avviamento e in 22mila progetti di cooperazione fra aziende e mondo della ricerca. Nello stesso periodo l’altra gamba dei finanziamenti europei, il Fondo sociale europeo, ha sostenuto 68 milioni di partecipazioni a progetti individuali, ha aiutato 5,7 milioni di persone disoccupate o inattive a trovare un impiego e ha contribuito a creare 400mila nuove imprese.</p>
<p>Gli occhi degli imprenditori, però, ora sono puntati sulla nuova tranche di finanziamenti della Ue, che tra il 2014 e il 2020 metterà sul piatto per i Ventotto oltre 450 miliardi di euro (se si considera anche il cofinanziamento nazionale). «È essenziale che alcuni aspetti vengano chiariti – sostiene Laterza – prendiamo ad esempio i fondi di coesione nazionali: per l’Italia lo stanziamento è di 54 miliardi da qui al 2020, ma quanti ce ne saranno a disposizione anno per anno, e per fare cosa? Al momento sappiamo solo che ne sono stati impegnati 1,5 miliardi, il resto sarà deciso dalle prossime Leggi di stabilità». E ancora, sui Fondi strutturali: «La Commissione europea ci obbliga in futuro a una maggiore capacità amministrativa dei fondi, ma i piani operativi a livello nazionale mancano». Allo stesso modo la pensa il Commissario per la Politica regionale e urbana, Johannes Hahn: «Possiamo e dobbiamo fare meglio in futuro, per assicurarci che gli investimenti europei vengano concentrati strategicamente sui settori chiave per la crescita e siano amministrati con più efficienza, anche in Italia. I negoziati di partenariato con l’Italia, per stabilire le modalità con cui gli investimenti della Ue verranno utilizzati dalle regioni e dalle città, stanno per concludersi. Mi aspetto che arriveremo alla firma entro al fine del mese».</p>
<p>Il vicepresidente di Confindustria si dice soddisfatto dell’ammontare stanziato per le Pmi e le imprese, ma ancora una volta invoca la necessità di una regia nazionale: «Mi preoccupano le inevitabili differenze di applicazione da regione a regione».</p>
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