Ci sono le norme agricole comunitarie che stabiliscono la lunghezza minima e massima dei cetrioli ammessi a contributi; e c’è stata la recente ordinanza che proibiva la somministrazione di alcolici sulla pubblica via, per cui tutti i chioschi di «fish-and-chips» nel Nord-Europa e di trippa o polpo bollito nel Centro-Sud Italia dovrebbero (avrebbero dovuto, perché tanto non ha ottemperato nessuno) dire addio al bicchiere di vino o di birra servito ai clienti insieme alla pietanze. e praterie dove i legislatori fanno correre i purosangue della loro fantasia ipernormativa sono infinite. Quasi che normare rappresentasse un’affermazione del proprio esistere. Diceva Francesco Saverio Borrelli, già procuratore capo di Milano nella sua relazione all’apertura dell’Anno giudiziario 2002: «In Italia abbiamo una iper-normazione, che va all’inseguimento spasmodico del mito della completezza dell’ordinamento, laddove sarebbe saggio arretrare su una legislazione per principi piuttosto che per regole e regolette». Quest’inseguimento spasmodico ha appena arruolato un altro campione: il pur solitamente equilibrato presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, il quale ha prescritto l’obbligo, per tutti gli automobilisti (circa 3 milioni) che circolano sulle strade gestite dal suo ente, di portare a bordo catene da neve o montare pneumatici invernali dal 15 novembre prossimo, pena aspre sanzioni in caso di violazione. Ora, due annotazioni s’impongono. La prima, incontrovertibile, attiene al ruolo e agli ambiti di un ente territoriale rispetto a quelli confinanti. Che senso ha, per la Provincia di Milano, emanare una norma che non solo scavalca di molto il codice della strada ma non è concordata né con la Regione Lombardia e nemmeno con le province vicine, a cominciare da quella di Monza e della Brianza, il cui capo Dario Allevi (pur compagno di Pdl di Podestà) ha preso le distanze dal provvedimento? La seconda è sostanziale: chiunque viva e guidi a Milano sa che la neve in pianura è rarissima, quando scende anche copiosa difficilmente si accumula e quando si accumula difficilmente può essere affrontata con le catene, che su pavè e rotaie slittano. Presidente Podestà, esistono ambiti di comportamento che vanno necessariamente lasciati al buon senso e alla prudenza dei singoli. Perciò, non è mai troppo tardi: non faccia lo statalista paternalista, emani semmai una semplice raccomandazione, o abbassi la quota per l’obbligo di catene, ma revochi quest’ordinanza che fa pensare più allo Stato-padre-padrone di orwelliana memoria che al modello di Stato liberale al quale lei notoriamente si ispira.
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