“Una norma approvata di recente – ha spiegato Decaro – inasprisce le pene e prevede, tra le altre cose, anche l’arresto in flagranza nel caso di intimidazioni legate all’esercizio delle funzioni di sindaco. Proviamo a sostenere gli amministratori minacciati anche attraverso l’osservatorio sulle intimidazioni, che ancora non decolla ma che permette segnalazioni alle prefetture e proposte di modifica delle leggi legate alla sicurezza”.
“Vivo sotto scorta – ha poi raccontato la sua esperienza il numero uno dell’ANCI –, una tutela che mi è stata assegnata perché ho deciso che non si potesse più tollerare le bancarelle abusive durante la festa patronale, e tanto meno ignorare il racket che gestiva questo commercio. Avere la scorta rappresenta una limitazione delle vita personale e privata: evito di andare a casa di amici e non accompagno più le mie bambine a scuola. Ma non c’è solo la difficoltà personale. Bari è una bella città, con tante persone per bene: che il suo sindaco sia sotto scorta è una brutta immagine”.
Le esperienze di tre sindaci
Anche altri tre primi cittadini minacciati hanno portato la loro esperienza durante la trasmissione del Tg2. “Quando decidi di candidarti non ti aspetti che amministrare un Comune, grande o piccolo, sia così difficile”, ha affermato Alice Bulgarello, sindaco di Polverara, piccolo centro nel padovano. Appena insediata, si è trovata a fare i conti con una indagine già avviata per una serie di lavori pubblici mai completati ma pagati alle ditte incaricate. E non ha avuto dubbi costituendo l’amministrazione parte civile nel processo a carico di ex amministratori ed imprenditori. Per questo ha ricevuto una lettera che la avvertiva di stare molto attenta a quanto avrebbe detto in tribunale. “Non ho avuto paura ma un poco di preoccupazione. Non è facile spiegare ai bambini perché ci sono i Carabinieri sotto casa”, ha ammesso Bulgarello . “Ma la vicinanza dei cittadini ed il positivo lavoro di formazione svolto nelle scuole sulla legalità sono di grande conforto”.
A Desulo nel nuorese il sindaco Gigi Littarru ha invece subito un vero e proprio attentato nel cuore della notte: tre colpi di fucile caricato a pallettoni ad altezza uomo sparati contro le finestre della casa. Il tutto legato all’ordinanza per l’abbattimento di alcuni maiali che pascolavano allo stato brado. “Certe cose in un paese come il mio le metti in conto, ma penso alla serenità della mia famiglia che – ha affermato Littaru – alla fine limita la mia possibilità di decisione”. Il vero problema, ha aggiunto “sono gli atteggiamenti che si possono ricondurre ad un sistema mafioso che lascia messaggi sotto traccia o scritte sui muri condizionando la nostra indipendenza di amministratori”.
Infine, il sindaco di Marcianise Antonello Velardi che vive sotto scorta dopo aver ricevuto minacce di morte per la sua azione all’insegna della legalità. “Ho cercato di ripristinare legalità e trasparenza iniziando con il mandare a casa dirigenti comunali che pensavano di fare il bello ed il cattivo tempo” ha spiegato Velardi che ha anche fatto sloggiare alcune famigli e abusivamente installate nel velodromo cittadino. Alla fine, di fronte alle minacce, Velardi aveva deciso di gettare la spugna dimettendosi salvo poi ripensarci. “Mi ha spinto un moto irrazionale, sono un temerario. Il fatto di fare delle cose per la propria città in direzione completamente diversa da quanto è stato fatto finora mi spinge ad andare avanti”, ha sottolineato il sindaco casertano.
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