Intelligenza artificiale: nella PA aiuti a 1,5 milioni ma a rischio 218mila posti

Pubblico impiego. Uno studio Fpa prova a misurare l’impatto dell’Ai su Stato ed enti territoriali: “Molto esposto” il 57% dei dipendenti, possibile sostituzione per impiegati e quadri amministrativi

Sole 24 Ore
22 Maggio 2024
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di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)

Anche nel lavoro pubblico la medaglia dell’intelligenza artificiale ha due facce. Quella positiva prospetta un arricchimento di strumenti, creatività e risultati a circa 1,5 milioni di dipendenti; l’altra agita il rischio di cancellazione di 218mila posti di lavoro, più o meno facili da sostituire con la nuova tecnologia.

A tracciare i confini che dividono il vasto mondo della Pubblica Amministrazione è l’indagine presentata ieri da Fpa all’inaugurazione del Forum PA che fino a domani riunisce al Palazzo dei Congressi di Roma ministeri, enti territoriali ed esperti del settore con un’attenzione ormai tradizionale proprio per l’innovazione organizzativa e tecnologica. «Non mi preoccupo della perdita di posti di lavoro perché ci sono mestieri che muoiono ma al tempo stesso ci sono nuovi mestieri che nascono – ha ragionato il ministro per la PA Paolo Zangrillo nel suo intervento all’apertura della tre giorni -; dobbiamo vivere questa epoca di cambiamento non con la paura ma con l’obiettivo di rendere l’innovazione tecnologica compatibile con i nostri piani di sviluppo», tanto più che «il rapporto tra dipendenti pubblici e residenti vede l’Italia nelle posizioni di retroguardia rispetto agli altri Paesi europei, quindi non c’è un problema di quantità». A Zangrillo risponde a stretto giro il sindacato: «Se l’idea è di uno scambio fra occupazione e tecnologie non siamo d’accordo – fa sapere Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp-Cgil -. Innovare e qualificare i servizi è necessario ma quella dell’occupazione rimane comunque un’emergenza a cui bisogna rispondere con le assunzioni». In ogni caso il primo punto per percorrere dalla parte giusta il crinale fra opportunità e rischi è quello di provare a conoscere entrambi. L’impresa non è semplice, come sempre quando si avvia un percorso inedito. Ma per tentarla Fpa mutua le metodologie seguite in questi ultimi anni dai principali studi internazionali sul tema, e parte da un approccio «neutrale» che prima di tutto prova a misurare il grado di possibile coinvolgimento dei vari profili lavorativi nell’onda prodotta dall’intelligenza artificiale. Il coinvolgimento si può poi tradurre in «complementarità», con cui l’Ai arricchisce le potenzialità del lavoro umano, o «sostituzione», in cui lo rimpiazza; ma questo è il passaggio successivo.

Nella Pubblica Amministrazione, valuta la ricerca, il coinvolgimento potenziale è amplissimo. I dipendenti pubblici «fortemente esposti» all’intelligenza artificiale sono 1,85 milioni, cioè il 57% del totale, mentre su un altro 28% (poco meno di 906mila persone) l’impatto si annuncia «moderato» e sul restante 15% (483mila) sarà verosimilmente «basso». La distribuzione fra i tre gruppi dipende naturalmente dal settore e dal ruolo in cui si è occupati. Oltre che vasta, la platea dei dipendenti pubblici più esposti alle novità portate dall’intelligenza artificiale è parecchio variegata al proprio interno, e spazia dai dirigenti scolastici ai magistrati, da architetti e ingegneri fino ai ragionieri senza trascurare avvocati, diplomatici e segretari comunali e provinciali. Il segno dell’impatto, positivo o negativo, divide questo gruppone in modo orizzontale, nel senso che la divisione fra sommersi e salvati, o meglio fra «sostituiti» e «arricchiti» dall’Ai, non dipende dalla scala gegole mansioni. Quelli più ripetitivi sono a rischio, e inquadrano secondo l’analisi Fpa oltre 218mila dipendenti impiegati come amministrativi, a prescindere dal fatto che siano operatori esperti, assistenti o dirigenti professionali come recitano gli organigrammi della PA. Le promesse migliori dell’intelligenza artificiale arrivano invece per i ruoli a maggior contenuto strategico o creativo, in un orizzonte da quasi 1,5 milioni di persone che abbraccia insegnanti e presidi, ingegneri e architetti ma anche magistrati e dirigenti del settore sanitario. Al centro c’è un limbo di oltre 154mila persone fra biologi, chimici, fisici, ragionieri, segretari e legali rispetto ai quali non è chiaro se a prevalere sarà l’effetto integrativo o sostitutivo dell’intelligenza artificiale.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 22 maggio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l )

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