Intelligenza Artificiale ed elezioni: oltre i deepfake c’è di più

Siamo nel mezzo di quello che sarà ricordato come “l’anno elettorale”: nell’era dell’IA generativa, più di 4 miliardi di persone sono chiamate a votare in oltre 60 paesi. Analisi dei possibili pericoli in agguato

4 Marzo 2024
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Siamo nel mezzo di quello che sarà ricordato come “l’anno elettorale”: nell’era dell’IA generativa, più di 4 miliardi di persone sono chiamate a votare in oltre 60 paesi. Ne abbiamo parlato insieme ai colleghi della newsletter Legge Zero nell’articolo L’Intelligenza Artificiale può influenzare le elezioni del 2024?, ma come sta andando realmente? L’impatto dell’IA sulle elezioni è stato, al momento, piuttosto limitato. Tuttavia, non sono mancati casi di contenuti manipolati o completamente generati da IA che hanno già minacciato l’integrità elettorale. Ad esempio, in Corea del Sud, in vista delle elezioni che si terranno ad aprile, la Commissione nazionale sulle elezioni ha rilevato in un recente rapporto la presenza di 129 video deepfake diffusi in soli venti giorni. Tra questi, anche un video falso in cui il Presidente in carica ammetterebbe di essere un incompetente.

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Alcuni utilizzi della IA nelle campagne elettorali in corso

Ma a volte sono gli stessi candidati ad usare l’IA. In Indonesia, ad esempio, un candidato, Prabowo Subianto, ha usato in modo massiccio l’IA, creando addirittura un’apposita piattaforma di IA: PrabowoGibran.ai. Lo staff della sua campagna elettorale ha creato un suo avatar utilizzando l’app di generativa Midjourney grazie al quale l’hashtag #Prabowo ha superato 9 miliardi di visualizzazioni su TikTok (particolarmente importante per il voto dei più giovani). Inoltre, il team della campagna ha utilizzato l’IA anche per generare spot elettorali in cui erano presenti bambini, eludendo il divieto di ricorrere a minori nei messaggi delle campagne.
L’IA è ormai uno strumento utilissimo per i politici. Lo dimostra il fatto che, sempre in Indonesia, un consulente politico, Yose Rizal, abbia realizzato l’app Pemilu.AI, uno strumento di propaganda elettorale che – accedendo a dati demografici, economici e basandosi su GPT di OpenAI – consente ai team dei candidati di generare strategie e discorsi altamente mirati per ogni area del paese (ndr, ma l’uso delle soluzioni di OpenAI non dovrebbe essere vietato in base all’aggiornamento dei termini d’uso?). Con Pemilu, i candidati hanno la possibilità di definire i propri programmi e di precisare il modo in cui vogliono essere percepiti (in quel Paese, i politici gradiscono mettere in risalto la propria “umiltà” e “religiosità”, ad esempio).

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La necessità di norme che regolino l’uso dell’intelligenza artificiale nelle campagne elettorali

In Bielorussia, invece, vista la scarsa democraticità della competizione elettorale tenutasi nelle scorse settimane, gli oppositori del Presidente Lukashenko hanno dato vita – grazie all’IA – a un candidato virtuale, Jas Gaspadar, un bot con un suo programma elettorale che può rispondere alle domande dei cittadini.
Insomma, Gaspadar è un dissidente che non può essere arrestato. Vantaggio non da poco, nei Paesi poco (o per nulla) democratici. L’uso di candidati bot non pare limitato solo ai regimi però. In Italia, nelle scorse settimane, è scesa in campo Francesca Giubelli. Per chi non la conosce, Giubelli è una influencer virtuale, creata nel 2020, che adesso – provocatoriamente – scende in politica con l’obiettivo di far correre alle prossime elezioni europee il movimento “Alleanza italiana: L’Intelligenza Artificiale al Servizio dei Cittadini” (nome probabilmente generato tramite IA).
Provocazioni a parte, è urgentissimo adottare norme che regolino l’uso dell’intelligenza artificiale (specialmente generativa) nelle campagne elettorali. Urgente tanto quanto iniziative di educazione rivolte agli elettori per aumentare la loro consapevolezza sui media generati dall’IA. Chi raccoglierà questa sfida? Televisioni, giornali, istituzioni? È evidente che l’autoregolamentazione degli operatori di mercato non basta più.

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