ROMA – Il federalismo demaniale fa un altro passo avanti. A poco più di due mesi dal varo del decreto legislativo che disciplina il trasferimento dei beni statali a regioni, province e comuni, l’Agenzia del demanio pubblica una nuova lista degli immobili in odore di decentramento. Un elenco con 11.888 voci e un valore «inventariale » di 3,6 miliardi di euro. Una premessa è d’obbligo. Pur non trattandosi del menù definitivo da cui le autonomie locali potranno scegliere i cespiti da ricevere, siamo comunque in presenza di uno step successivo rispetto alla lista depositata in parlamento nelle settimane scorse (su cui si veda il Sole 24 ore del 9 giugno scorso) che contava circa 17mila voci e un valore di 3,2 miliardi. Fermo restando, fanno notare dall’Agenzia, che i lavori sono ancora in corso. Tant’è che l’elenco subirà un aggiornamento ogni 15 giorni. Un’altra avvertenza riguarda l’ampiezza del campione censito. Dal monitoraggio restano fuori sia il demanio storico-artistico, che continuerà a essere regolato dal codice Urbani, sia i beni situati nelle regioni a statuto speciale e nel comune di Roma, che necessitano di accordi ad hoc come previsto dalla legge delega. Allo stesso modo non sono conteggiati gli immobili già in uso a una pubblica amministrazione. Per questi ultimi, infatti, occorre che siano i singoli enti a chiederne l’esclusione dal processo di alienazione entro 90 giorni dall’entrata in vigore del dlgs sul federalismo demaniale. Cioè entro settembre. Laddove bisognerà attendere fine anno per l’emanazione dei decreti del presidente del consiglio con l’indicazione del destinatario dei beni (da soli o a gruppi). Che gli enti locali potranno accettare o rifiutare. Passando alla lista messa on line dal Demanio le curiosità non mancano. A cominciare dal fatto che, una volta esclusa Roma, la regione più “ricca” risulta essere la Lombardia con 1.400 schede archiviate per un valore inventariale (non per forza corrispondente a quello di mercato) di 685,4 milioni di euro. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di terreni o fabbricati. Ma si contano anche 12 immobili usati dalle università (ad esempio il conservatorio milanese “Giuseppe Verdi”) e dieci luoghi di culto (quasi tutte case parrocchiali). Al secondo posto si piazza la Campania con 674 schede per un valore di 560 milioni di euro. Tra cui spiccano il vecchio policlinico e l’orto botanico di Napoli, diverse caserme e il parcheggio interrato situato di fronte alla Reggia di Caserta. Più immobili (962) ma con un valore pro capite inferiore si registrano in Veneto che con i suoi 388,6 milioni complessivi si colloca al terzo posto. Fanalino di coda le Marche con 300 schede corrispondenti a 60,9 milioni di euro, preceduta da Abruzzo e Molise che considerate insieme superano di poco i 107 milioni di euro.
In lista 12mila beni per 3,6 miliardi
Demanio. Aggiornati gli immobili trasferibili
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