MILANO – Vale cinque miliardi di euro il debito maturato dalle aziende sanitarie della Campania nei confronti delle imprese fornitrici di beni e servizi, fino al 31 dicembre 2010. A questa somma, che si riferisce agli anni passati,si aggiungono i debiti che stanno maturando per il 2011. In questo scenario si inserisce la sentenza del tribunale di Napoli (sezione civile distaccata di Pozzuoli) che ha stabilito l’inapplicabilità, nei confronti delle Asl campane “morose”, del congelamento delle azioni esecutive (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). La Regione Campania farà ricorso in Cassazione contro questa pronuncia (la Asl Napoli 2 Nord, peraltro, che era stata citata in giudizio dal Centro cardiologico Flegreo, è stata condannata in contumacia). Fonti vicine al governatore e commissario ad acta per la Sanità regionale, Stefano Caldoro, definiscono «limitata» la portata della sentenza, perché la Regione ha già avviato la ricognizione del debito e la registrazione di 30mila carte contabili, in vista dello sblocco dei pagamenti ai fornitori. Questa operazione dovrebbe concludersi, secondo i programmi della Regione, entro il prossimo mese di settembre. Inoltre, la Regione fa sapere che dovrebbe disporre, entro sei mesi, di risorse aggiuntive per 3,5 miliardi di euro, per far fronte ai debiti. Si tratta, in particolare, di 1,4 miliardi di euro pignorati e bloccati presso i tribunali, che ora dovrebbero essere sbloccati; di 680 milioni attesi dal ministero dell’Economia; di 322 milioni di fondi Fas a copertura di perdite 2008-2009; di 314 milioni provenienti da un mutuo del 2008 utilizzato solo in parte; di certificazioni per 750 milioni. Entro l’anno, dunque, la Regione conta di poter garantire ai creditori la certificazione dei crediti o l’erogazione dei fondi, almeno in parte. Analoghe garanzie arrivano dal senatore Raffaele Calabrò, consigliere per la sanità del governatore Caldoro: «La regione Campania ha già avviato, con il decreto 12 del 21 febbraio 2011, il pagamento delle spese ordinarie, per evitare di accumulare nuovi debiti, e, contestualmente, le procedure per la certificazione dei debiti pregressi, che non è affatto semplice, vista la situazione caotica di alcune Asl, come quelle di Napoli e Salerno». Il presidente della sezione sanità dell’Unione degli industriali di Napoli, Giovanni Severino, fa notare però che «soltanto nelle Asl più virtuose le prime certificazioni dei crediti potranno ragionevolmente arrivare a fine anno. E comunque – aggiunge – a quel punto dovremo trovare le banche disposte ad acquistare questi crediti, versando interessi che possono oscillare dal 3% al 7 per cento». Per Severino, posto che riesca a chiudersi la partita dei debiti pregressi, resta quella dei pagamenti correnti, che in alcune Asl stanno avvenendo in misura parziale: «Se si bloccano anche i pagamenti correnti – spiega – molte aziende del comparto sanitario e farmaceutico sono a rischio sopravvivenza». Quanto alla sentenza del tribunale di Napoli sul blocco dei pignoramenti, per Severino «può certo fare giurisprudenza, ma ogni Tribunale dovrà poi pronunciarsi autonomamente sugli altri casi pendenti».
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