La definizione di «modalità non commerciali» è un punto centrale per l’applicazione dell’Imu a beni ecclesiastici, fondazioni e soggetti del terzo settore, e risente di quasi dieci anni di sentenze della Cassazione e modifiche normative. L’ultima delle quali era stata introdotta con il decreto cresci-Italia di inizio anno (Dl 1/2012) per fermare una procedura comunitaria di infrazione per aiuti di Stato alle imprese. Alla luce di quest’ultima correzione, si è creato un doppio binario:
– come regola generale, l’esenzione dall’Imu è subordinata alla condizione che le attività si svolgano con modalità non commerciali;
– per il 2013, inoltre, si potrà applicare l’esenzione parziale dell’Imu agli immobili a uso promiscuo, cioè utilizzati in parte per attività commerciali e in parte per fini istituzionali.
Il regolamento bocciato dal Consiglio di Stato doveva dettare le regole per “dividere” in due ai fini dell’Imu i fabbricati a uso promiscuo, ma – con l’occasione – introduce anche una definizione di «modalità non commerciali» per lo svolgimento dell’attività. Da qui lo stop dei magistrati amministrativi.
Il Governo ha ribadito ieri la volontà di risolvere la questione entro il 1° gennaio 2013 con una «norma primaria» in grado di fare da scudo al regolamento, scegliendo il veicolo legislativo più veloce tra quelli disponibili, dato che la legge di stabilità avrebbe richiesto tempi più lunghi, mentre il decreto legge entrerà subito in vigore.
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