Immigrazione, dai comuni alla Croce Rossa. “Entro la metà” o “al massimo entro la fine del prossimo anno” apriranno quattro nuovi Cie (Centro di identificazione ed espulsione): nel Veneto, in Toscana, nelle Marche e in Campania. Lo ha annunciato ieri il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, intervenendo sui temi dell’immigrazione in Comitato Schengen. “Le trattative sono può lunghe del previsto – ha ammesso – perché non voglio imporre niente, il negoziato è in una fase più avanzata per Veneto e Campania ma i tempi saranno questi. I Cie sono utili, importanti, al momento non sovraffollati: non si può parlare di emergenza. Quello che va modificata è la gestione, da affidare alla Croce rossa che sola può garantire standard uniformi, adeguata preparazione, personale all’altezza”. “Attualmente – ha concluso il ministro – le strutture in Sicilia sono sovradimensionate per via del forte calo degli sbarchi, non sono previste chiusure ma voglio che il centro di Lampedusa, dotato di mensa, infermeria e aria condizionata, passi al comune perché ne faccia una scuola”. “C’è apprensione per l’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’area Schengen previsto per i primi mesi del prossimo anno”, ha poi aggiunto. “In Italia – ha spiegato Maroni – la comunità romena è una delle più numerose: la maggioranza è bene integrata, ma ci sono alcune frange, come i nomadi, che rappresentano un problema per la sicurezza pubblica”. Nei primi nove mesi dell’anno, ha ricordato”sono stati rintracciati 1.412 romeni in posizione irregolare, 327 sono stati rimpatriati coattivamente, 858 hanno lasciato volontariamente l’Italia e 227 non sono stati allontanati, perché la direttiva europea sulla libera circolazione non prevede sanzioni per chi viola le norme”. “Noi – ha sottolineato il ministro – vogliamo colmare questa lacuna, non si può fare finta di niente. Finora abbiamo potuto allontanare i comunitari solo per ‘imperativi motivi di sicurezza pubblica’, noi vogliamo poter rimpatriare anche chi non rispetta i requisiti di un reddito e di un lavoro necessari per poter risiedere oltre tre mesi in Italia”. Si sta pensando, ha aggiunto, “ad un provvedimento di intimazione a lasciare l’Italia che, se non rispettato, possa portare all’allontanamento”.
Negli ultimi dati Istat sugli stranieri in Italia ciò che “colpisce è l’aumento di minori figli di stranieri. Un dato questo che ci obbliga a non avere più nessun indugio: bisogna cambiare la legge sulla cittadinanza per affermare che chi nasce e cresce in Italia è italiano”, ha commentato la deputata Pd Livia Turco, capogruppo in commissione Affari sociali che aggiunge:”Basta tentennamenti, rivolgiamo un appello tutte le forze di opposizione e maggioranza, a Fini, a Casini, affinché‚ tutti ci impegniamo perché‚ la legge sulla cittadinanza sia approvata entro l’anno. Una misura di civiltà e sicurezza non più rinviabile”. Secondo Livia Turco, inoltre, dai dati emerge un fattore positivo, “aumenta infatti la popolazione immigrata integrata, una popolazione fatta di famiglie di lavoratori e di giovani: una realtà di cui non aver paura ma da valorizzare e da coinvolgere nella crescita del nostro paese”.
Intanto si è riunito ieri a Venezia il Coordinamento nazionale enti locali contro la Tratta istituito dall’Anci per fare il punto degli interventi di protezione e tutela delle vittime a seguito del taglio delle postazioni periferiche del Numero verde nazionale antitratta. I dati del Comune di Venezia, che gestisce la postazione centrale, spiega una nota, evidenziano un calo di più del 50% delle chiamate dopo la chiusura.
Secondo Sandro Simionato, vicesindaco del Comune di Venezia “la riduzione così rilevante dei casi che riescono a raggiungere i nostri servizi pone problemi seri tanto sul piano della tutela dei diritti umani quanto su quello della sicurezza e del degrado urbano”. “Sappiamo – aggiunge – che i tagli alle risorse saranno ancora maggiori nei prossimi mesi, se non entreranno in campo altri soggetti istituzionali. In particolare crediamo che un interlocutore essenziale debba essere il Ministero dell’Interno, considerando le forti ripercussioni anche in termini di contrasto alle reti criminali che questi interventi sulla tratta hanno dimostrato di avere”.
“I tagli agli interventi sulla tratta – aggiunge Amalia Neirotti, sindaco di Rivalta di Torino, presidente di Anci Piemonte e delegata nazionale dell’Anci alle pari opportunità – si inseriscono in uno scenario di complessive pesanti riduzioni di stanziamenti sulle politiche sociali. Rischiamo di mettere a repentaglio le preziose esperienze che i territori hanno saputo esprimere nella tutela dei diritti umani. Siamo disponibili ad un confronto tecnico a tutto campo sulla costruzione di un Sistema nazionale, che ancora oggi in Italia non esiste, ma non possiamo prescindere da una chiarezza sul tema fondamentale delle risorse”.
“Le amministrazioni comunali e provinciali che partecipano al Tavolo – prosegue Neirotti – scriveranno una lettera a tutti i Ministri competenti per avere un segnale univoco su questo aspetto. Oggi le risorse disponibili si sono abbassate a meno di 4 milioni all’anno. Crediamo che il minimo indispensabile per garantire la continuità degli interventi e andare davvero a un Sistema nazionale sia di circa 11,5 milioni di euro. Non è una cifra impossibile, che ci permette di rispondere pienamente agli obblighi di protezione delle persone vittime di Tratta assunti a livello nazionale e internazionale”.
Immigrati, C.i.e. al restyling
Il Ministro dell’interno Maroni annuncia l’apertura di quattro nuovi centri di identificazione e il passaggio gestionale alla Croce Rossa. Stretta in vista per i comunitari
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