MILANO – Dal primo gennaio 2016, sempre che passi l’emendamento proposto al provvedimento sulla manovra economica, i requisiti di pensionamento verranno aggiornati ogni tre anni sulla base dell’incremento della speranza di vita indicata dall’Istat. Se l’età media si allungherà di tre mesi, l’accesso alla pensione si sposterà in avanti per altrettanti mesi. L’adeguamento riguarderà solo l’età anagrafica, e non il requisito alternativo dei 40 anni di contribuzione che consente di lasciare il lavoro a prescindere dall’età. A partire dal mese di giugno 2014, l’Istat comincerà a rendere note le variazioni triennali della speranza di vita che un italiano possiede all’età di 65 anni, distinguendo tra maschi e femmine, e che serviranno a fissare il maggior periodo di attività. Con una prima novità che è lo spostamento in avanti di un anno dell’entrata in vigore dell’adeguamento: dal 1° gennaio 2016, anziché dal 1° gennaio 2015 come prevedeva originariamente una legge del 2009. In sede di primo aggiornamento (gennaio 2016), la maggiorazione dei requisiti non potrà superare i tre mesi; e se dovesse risultare una diminuzione della speranza di vita, non verrà fatto alcun aggiornamento. Un esempio: se l’aggiornamento dei requisiti di pensione dovesse essere operato con riferimento alla speranza di vita relativa al triennio 2007/2009, gli uomini dovrebbero andare in pensione con un’età maggiorata di due mesi e le donne con un’età maggiorata di un mese. L’adeguamento dei requisiti di pensione verrà effettuato con cadenza triennale (2016, 2019 e così via) in relazione alla speranza di vita ed interesserà tutti i requisiti di età per la pensione: vecchiaia, anzianità, settore privato e pubblico impiego. Riguarderà inoltre anche le cosiddette «quote» (somma di età e anzianità contributiva), che dal 2018 sono fissate a 97 (con età minima a 61 anni) per i lavoratori dipendenti e a 98 (con età minima a 62 anni) per gli autonomi. Finestra scorrevole. All’aumento dei requisiti pensionistici adeguati alla speranza di vita, va aggiunta la cosiddetta finestra scorrevole che prenderà il via l’anno prossimo. Non va dimenticato infatti che per tutti coloro che raggiungono i requisiti per il pensionamento a partire dal 2011 potranno percepire materialmente l’assegno dall’Inps 12 mesi dopo, se dipendenti e ben 18 mesi dopo, se lavoratori autonomi. Pertanto, la lavoratrice che compirà la nuova età «adeguata» (60 anni e 3 mesi), ritarderà la riscossione della pensione, rispetto alla collega che ha compiuto i 60 anni nel 2010, di 15 mesi. Sempre a proposito di finestra scorrevole, occorre sottolineare che il nuovo sistema delle decorrenze penalizza chi va in pensione di anzianità con 40 anni. In effetti sarà possibile lasciare il lavoro dopo 41 anni (40 anni più i 12 mesi di attesa per l’apertura della finestra). A questo punto, in occasione del varo definitivo del provvedimento sulla manovra, sarebbe opportuno rivedere la regola che vuole la misura del trattamento calcolato su un massimo di 40 anni. In caso contrario, sarebbe una vera e propria ingiustizia.
Il vademecum età per età e la guida alle nuove «quote» per lasciare il lavoro
I conti della pensione
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