Sulla mini-Imu non ci sarà nessuna revisione e, salvo ripensamenti dell’ultima ora, la data di chiamata alla cassa resta quella fissata dalla legge di stabilità: il 24 gennaio. Ma qualche chiarimento in più il Governo dovrà fornirlo, così come chiede il servizio bilancio del Senato. Dopo i ripetuti no del Governo formulati qualche settimana fa in Parlamento durante l’esame della “manovra”, una nuova conferma sull’impossibilità di cancellare il balzello 2013 sulla casa rimasto a carico dei contribuenti è giunta ieri direttamente dal ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio.
Il ministro ha chiuso la porta alla richiesta dei sindaci dell’Emilia-Romagna di tassare il gioco d’azzardo per ridurre il prelievo sulla casa, a partire dalla mini-Imu in scadenza il 24 gennaio. A margine delle celebrazioni del tricolore tenute ieri a Reggio Emilia, Delrio ha chiarito che «quella della revisione della tassazione sul gioco d’azzardo è una battaglia che abbiamo sempre fatto e personalmente ho fatto quando ero presidente dell’Anci. Quindi nel merito non posso non essere d’accordo; ma, come sostengono dall’Economia, non è applicabile».
Anche se al momento la linea del Governo è dunque quella di riscuotere la mini-Imu sull’abitazione principale entro il 24, dal servizio bilancio del Senato è giunta ieri una richiesta di chiarimento all’Esecutivo sulla stima degli oneri a carico dello Stato per la cancellazione della seconda rata Imu 2013 sulla prima casa. Il decreto Imu-Bankitalia, che approda oggi in Aula a Palazzo Madama per la conversione in legge, abolisce il versamento della seconda rata dell’imposta sugli immobili per il 2013 per abitazioni principali (esclusi i fabbricati di lusso) e alloggi Iacp e di cooperative a proprietà indivisa.
Per i tecnici del Senato il Governo dovrebbe fornire «dati più dettagliati rispetto al gettito Imu 2012 riferito agli immobili interessati dalla norma», in particolare per «il gettito previsto dai fabbricati e dai terreni rurali» .
Inoltre, sempre secondo il dossier di Palazzo Madama, gli importi che resteranno a carico dei singoli contribuenti per il pagamento differito della cosiddetta mini-rata «potrebbero in alcuni casi risultare inferiori all’importo di 12 euro, al di sotto del quale il pagamento non è dovuto in base alla legislazione vigente. In questo caso il gettito riveniente risulterebbe evidentemente minore».
Occorre ricordare, infatti, che con il decreto Imu-Bankitalia il Governo non è riuscito alla fine a recuperare le risorse necessarie per cancellare in toto l’Imu 2013 sull’abitazione principale. All’appello mancava poco rispetto al gettito complessivo di oltre 4 miliardi da assicurare ai Comuni: per l’esattezza 440 milioni. E per garantire questa somma ai primi cittadini con il Dl all’esame del Senato è stato previsto che i proprietari di un’abitazione principale situata in uno degli oltre 2.300 Comuni che – nel 2012 o nel 2013 – hanno aumentato l’aliquota rispetto a quella statale del 4 per mille, dovranno versare il 40% della differenza tra l’imposta calcolata con aliquota maggiorata fissata dal Comune e quella calcolata con l’aliquota di base. Di qui il rischio di piccolissimi importi (e mancato gettito) segnalato dal servizio bilancio del Senato.
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