Una nuova tegola arriva sulla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale introdotta nel Tuel dal Dl 174/2012. I fondi a disposizione quest’anno saranno infatti drasticamente inferiori rispetto all’anno scorso, attestandosi a 114 euro pro capite (si veda anche Il Sole 24 Ore del 9 luglio), contro i 280 euro dell’anno scorso e i 300 euro indicati come tetto massimo dalla normativa di riferimento. Una flessione brusca che rischia di far saltare i piani degli amministratori interessati.
A molti Comuni, infatti, la procedura è sembrata da subito la soluzione dei loro guai; soprattutto a quegli amministratori che hanno intravisto la possibilità di dribblare le sanzioni previste dal Dlgs 149/2011, a partire dall’incandidabilità decennale.
Era però impensabile che con 300 euro a cittadino e 10 anni a disposizione si sarebbe posto rimedio a tutto ciò che i sindaci avevano nascosto per anni tra le righe dei loro bilanci. Residui vintage mantenuti nella consapevolezza di dimostrare più risorse per coprire una spesa che nessuno pensava a razionalizzare. Debiti fuori bilancio che hanno rappresentato la costante che ha caratterizzato le gestioni degli enti territoriali. Utilizzazione impropria delle risorse vincolate per coprire quelle correnti.
Con l’avvento del predissesto sono stati in molti a vedere la luce orientarsi sul buio. Quindi, una grande corsa, con Napoli e Reggio Calabria in testa, veri obiettivi della norma. Al loro seguito una marea di Comuni e una ondata di Province. Chi più chi meno hanno realizzato piani di rientro fantasiosi, pieni di “promesse”, specie in relazione a un’evasione fiscale non rimediata e ad una riscossione da valori nettamente al di sotto a quella necessaria per sopravvivere. Senza contare le percentuali di riscossione dei residui datati, ma anche di quelli infraquinquennali, con percentuali di esazione infinitesimale del tipo quelle in uso alle medicine omeopatiche.
Già questi problemi (si veda Il Sole 24 Ore del 29 aprile 2013) sarebbero stati sufficienti a bloccare tutto, nonostante alcune posizioni favorevoli assunte dalla sezione delle Autonomie della Corte dei Conti.
Il problema nuovo nasce appunto dalle disponibilità garantite dal Fondo di garanzia. L’originaria previsione dei 300 euro a scendere era già da ritenersi inadeguata alle reali esigenze; a questo si è aggiunta l’errata possibilità offerta agli enti locali di considerare risorse aggiuntive per 300 euro ad abitante, salvo poi ricevere di meno, facendo diventare ogni previsione finanziaria una sciocchezza.
Ora arriva la ciliegina sulla torta. Il ministero dell’Interno ha comunicato ai Comuni che la quota è di 114 euro a residente. Dunque, una brutta sorpresa per i sindaci, che sono disorientati e hanno urgente bisogno di nuove indicazioni: soprattutto in relazione al loro bilancio di cassa, stranamente non previsto nell’originario format ministeriale, nonostante che la relativa contabilità assumerà rilievo dal 2014, con l’applicazione del Dlgs 118/2011.
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