Quella dei premi ai Comuni che si alleano con il fisco nella lotta all’evasione dei tributi erariali è una marcia trionfale: 30% del maggior riscosso a titolo definitivo secondo il decreto fiscale del 2005 che ha tenuto a battesimo il meccanismo, 33% dopo la manovra estiva dell’anno scorso, 50% grazie al decreto sul fisco municipale, che promette anche un’accelerazione dei versamenti ai sindaci senza aspettare la riscossione definitiva, e 100% quando arriverà in «Gazzetta Ufficiale» la manovra-bis da oggi in discussione alla Camera. Meno trionfale è stata la marcia dei premi effettivi erogati ai Comuni: zero euro nel 2006, zero nel 2007, niente nel 2008, nulla nel 2009, 2010 e 2011. Certo, avviare la macchina non è semplice: nei primi anni di vita la norma è rimasta sospesa, poi il meccanismo è partito, agenzia delle Entrate e Comuni hanno scritto i protocolli, svolto i corsi di formazione, i funzionari locali hanno cominciato a dare la caccia al «nero» e a mandare le segnalazioni all’Agenzia, che le ha esaminate e, nel caso, tradotte in cartelle e riscossione. Il contatore degli incentivi versati ai Comuni, però, rimane fisso alla cifra iniziale: zero euro. Come mai? Nemmeno le rotative dei tanti provvedimenti attuativi necessari a tradurre in pratica la spinta anti-evasione dei sindaci sono rimaste inattive: è stato scritto e pubblicato il decreto che individua il paniere di tributi, contributi e sanzioni su cui si applicano i premi (dimenticando però per strada le imposte di successione, lamentano gli amministratori locali), ed è stato fissato anche il calendario per le prime erogazioni: peccato, però, che non sia stato rispettato. I primi premi reali, nati dalle riscossioni effettuate grazie alle segnalazioni locali fino al 30 giugno 2010, secondo il decreto delle Finanze pubblicato il 1° aprile in «Gazzetta Ufficiale» sarebbero dovuti arrivare ai sindaci entro il 1° giugno, dopo il censimento da parte di Entrate e Territorio dei frutti effettivamente realizzati dall’alleanza con i Comuni. Non si tratta di cifre imponenti, perché in quel periodo la lotta all’evasione era materia da pionieri (quasi tutti emiliano-romagnoli) e il grosso dei risultati possibili deve ancora affacciarsi: il primo appuntamento con l’attuazione, che ha pure un significato simbolico e promozionale anche nei confronti dei tantissimi sindaci che non hanno ancora deciso di salire sulla nave dell’anti-evasione, è però stato mancato. Nel frattempo, si avvicina rapido il secondo appuntamento, quello del 30 settembre, quando i Comuni dovrebbero ricevere la seconda tranche di incentivi, relativa questa volta alle riscossioni portate a buon fine nella seconda metà dell’anno scorso. Un’accelerata, se si vuol far seguire alle promesse i fatti, sembra quindi d’obbligo, e anche sul meccanismo a regime gli amministratori locali hanno qualcosa da ridire. Una volta superata la fase di avvio, infatti, il sistema prevede di versare ai Comuni a fine ottobre i premi relativi alle azioni anti-evasione realizzati l’anno precedente. In pratica, per puntellare i conti locali e magari attenuare un po’ gli effetti delle manovre senza ritoccare le aliquote dei tributi locali e le tariffe dei servizi, i Comuni non potranno puntare su un’intensificazione della caccia agli evasori, perché i frutti eventuali saranno buoni solo per i consuntivi dell’anno successivo. Per questo c’è chi propone una procedura diversa, in grado di girare agli enti i premi con un intervallo più breve rispetto al momento della riscossione, in modo da rendere più sensibili le ricadute sui conti delle scelte amministrative del Comune. Un ritocco di questo tipo, tecnicamente possibile anche perché le segnalazioni viaggiano su banche dati telematiche che collegano immediatamente le somme riscosse al contributo dei Comuni, renderebbe il meccanismo più coerente con l’accelerazione introdotta dal federalismo fiscale, che proprio allo scopo di tagliare le attese dei sindaci prevede che l’incentivo possa essere assegnato senza aspettare la riscossione definitiva al termine dell’eventuale contenzioso. Pensare le vie brevi per legge, e poi allungarle per decreto ministeriale, non sembra il massimo della coerenza. Per attuare le previsioni del federalismo municipale, però, serve anche un altro decreto dell’Economia, in cui vanno disciplinati i recuperi delle somme versate ai Comuni prima di un contenzioso che alla fine dà ragione al contribuente. Tra i tanti aspetti che mancano all’appello dell’attuazione, c’è anche questo provvedimento.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento