Il potere di chi vota

Maggioritario sì, a doppio turno

Corriere della Sera
1 Settembre 2010
Modifica zoom
100%

Che la legge elettorale in vigore sia una «porcata» è stato detto proprio dal suo estensore, il ministro Calderoli. È lui che mi ha dato l’idea di battezzarlo Porcellum. Ed è una porcata nel senso che è una legge elettorale truffaldina: tale perché assegna un premio di maggioranza alla maggiore minoranza. Per esempio, se Berlusconi conseguisse alle prossime elezioni il 30 per cento del voti, e se nessun altro partito o coalizione arrivasse a tanto (al 30 per cento), Berlusconi otterrebbe alla Camera il 55 per cento dei seggi. Ora, un premio di maggioranza è lecito se rafforza chi consegue la maggioranza assoluta dei voti (il 50 o più per cento); ma non se trasforma una minoranza elettorale in una maggioranza di governo. Su questo punto credo che anche i fautori del sistema maggioritario «secco » (all’inglese) siano d’accordo. Eppure anche quel sistema trasforma spesso e volentieri, per esempio, un 40 per cento dei voti in una maggioranza di seggi in Parlamento. In questo caso non c’è, beninteso, un premio di maggioranza; ma è il meccanismo del «primo che piglia tutto» dei sistemi uninominali che opera, di fatto, come un premio. Questa stortura viene invece eliminata dal sistema maggioritario a doppio turno. Non riesco pertanto a capire come mai i nostri fautori del maggioritario si ostinino a sostenere il sistema inglese invece del maggioritario a doppio turno del sistema francese. Il primo è distorcente, il secondo non lo è. E allora? Le radici di questa ostinata anglofilia risiedono, credo, nell’errata persuasione che solo il maggioritario secco porti alla creazione di un sistema bipartitico. Ma questa persuasione è sicuramente sbagliata e ampiamente smentita dai fatti. Già negli anni Sessanta correggevo le «leggi» di Duverger sull’influenza dei sistemi elettorali asserendo, sul punto, che i sistemi maggioritari a un turno «proteggono un sistema bipartitico che c’è, ma non trasformano in bipartitico un sistema multipartitico». La nostra esperienza con il Mattarellum, la legge elettorale per tre quarti maggioritaria che ha preceduto il Porcellum, ha abbondantemente confermato la mia tesi. Con il sistema proporzionale della prima Repubblica i partiti rilevanti sono stati 5-6; con il successivo Mattarellum si sono triplicati. Perché? La ragione di questa frantumazione l’ho spiegata (invano) non so quante volte. È che nei collegi uninominali i partitini acquistano un potere di ricatto che altrimenti non hanno. Sanno di non poter vincere, ma nei collegi «insicuri» dove lo scarto tra i maggiori partiti è piccolo, sanno che il loro voto è decisivo. Nasce così il sistema delle «desistenze»: io non mi presento, mettiamo, in dieci collegi e tu, in contraccambio, mi assicuri un collegio ogni dieci. La frantumazione del nostro sistema partitico nasce così. Sì, ripudiare il Porcellum è essenziale e doveroso. Ma tornare al maggioritario secco è tornare a una esperienza fallimentare. Ecco perché non posso firmare l’appello promosso dal professor Pietro Ichino. Ma sarei prontissimo a sottoscrivere un suo appello per un sistema elettorale maggioritario a doppio turno.

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento